
di John Carpenter (Stati Uniti, 1994)
Dopo “La Cosa” (1982) e “Il Signore Del Male” (1987), “Il Seme Della Follia” chiude quella che John Carpenter ha definito la trilogia dell’apocalisse. Anche se questi tre film non condividono gli stessi personaggi, c’è un filo invisibile che lega le succitate pellicole, in particolare le ultime due, a nostro avviso le più complesse e tortuose mai dirette dal regista americano (se “Il Signore Del Male” richiede più di una visione per essere apprezzato appieno, “Il Seme Della Follia” non è da meno).
“In The Mouth Of Madness” (il titolo originale si avvicina non troppo velatamente a quello del romanzo di Lovecraft “At The Mountains of Madness”) scatena un orrore metafisico, mescolando realtà e immaginazione in maniera implacabile. La storia parte dalla fine, con il protagonista John Trent (Sam Neill) ricoverato in un ospedale psichiatrico: prima di un lungo flashback, l’uomo racconta di ritrovarsi lì dopo aver indagato sulla scomparsa dello scrittore Sutter Cane, “uno che vende più di Stephen King” (a lui è rivolto il secondo omaggio del film, dopo quello per Lovecraft). Alternando queste due fonti di ispirazione, John Carpenter ci conduce per mano attraverso un thriller investigativo (la fase iniziale) capace poi di confluire nell’horror più visionario, un passaggio che corrisponde all’arrivo di John nella remota cittadina di Hobb’s End, un luogo (immaginario?) nato proprio dalla penna di Sutter Cane.

Esistono diverse scuole di pensiero riguardo “Il Seme Della Follia”. Ne prendiamo in considerazione un paio, una delle quali coincide con il nostro giudizio sulla pellicola. Nel primo caso, c’è chi ritiene che il film sia un capolavoro assoluto, addirittura migliore (o comunque alla pari) in confronto ai vecchi classici del regista statunitense. La seconda ipotesi, ovvero la più razionale, pone questo lungometraggio un gradino al di sotto rispetto al glorioso passato di Carpenter: una cosa è certa, “Il Seme Della Follia” è il suo miglior prodotto degli anni novanta, un punto di arrivo che segna inesorabilmente la fine di un ciclo ovviamente irripetibile.
Qui ci sono tutti gli ingredienti più affascinanti del cinema carpenteriano, a cominciare da una splendida regia e da una serie di atmosfere a dir poco uniche, soprattutto durante le scene in notturna (la bicicletta lungo la strada, le torce che brillano nel buio e tanto altro). Lo scheletro concettuale del film non è di immediata fruizione, ma cresce a dismisura una volta compreso e assimilato: passiamo così dall’ordine (il manicomio) al caos (Hobb’s End), quest’ultimo un vero labirinto nel quale prendono corpo tutti gli orrori raccontati da Sutter Cane. È qui che si consuma l’apocalisse, perché gli uomini si sono lasciati manipolare da un libro che li ha condannati alla pazzia. All’interno di questo mostruoso scenario, John Carpenter dà vita allo scontro finale tra cinema e letteratura.
“Il Seme Della Follia” rappresenta dunque un fantahorror molto importante se rapportato al suo decennio di appartenenza: nel vuoto quasi cosmico dei 90s, questo film si distingue ed emerge ben al di sopra della media generale, riportandoci nel cuore di un cinema della paranoia fortemente legato alle pellicole sci-fi degli anni cinquanta (anche in questo caso, i riferimenti sono molteplici). Grazie poi alla magnifica interpretazione di Sam Neill, Carpenter sposta gli equilibri sulle reazioni psicologiche del protagonista, un uomo terrorizzato dalle bizzarre creature che popolano Hobb’s End. Un luogo strategico dove ogni convinzione può essere ribaltata.

(Paolo Chemnitz)

Ciao Paolo,
scusami ma non capisco. Dici di appartenere alla seconda Scuola di pensiero. Direi che personalmente appartengo decisamente alla prima nel senso che penso che se Il seme della follia non è un capolavoro immane allora davvero non so cosa possa esserlo. Ok. Però poi non dai motivazioni, non spieghi il perchè in sostanza di quella stella in meno…
Niente vorrei comprendere meglio il tuo pensiero. Premettendo che sei uno dei pochi che scrive di cinema che mi piace leggere nonostante a volte sia in disaccordo
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Ciao e grazie per il tuo commento.
Quattro stelle comunque è un voto alto, anche perché come ho scritto sopra, Il Seme Della Follia è solo un gradino sotto alcuni vecchi capolavori del Maestro. Ciò significa che per me resta un ottimo film, forse eccessivamente ambizioso, dunque meno immediato rispetto alle opere del passato.
Io ho conosciuto e ho letto in giro di gente che non ama affatto questa pellicola (pur amando Carpenter), quindi ritengo la nostra visione meno distante di quanto tu possa pensare. Rimane tuttavia una stella in meno, la mia scala di valori ne mette altri di Carpenter davanti.
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Su Carpenter non è la prima volta che siamo in disaccordo… Xd
Per me il seme della follia è proprio uno di quei pochi film, rarissimi film, che proprio lo trovo di una perfezione immane. Sia di forma che di sostanza… Lo trovo uno di quei rarissimi film che ti fa gridare al miracolo… Va beh io sono di parte sicuramente. E poi per me Carpenter è il miglior regista che abbia abitato questo pianeta fin ora
Permettimi di dire che se dici di amare Carpenter e poi non ami affatto il seme della follia, eh beh c è un problema, un grosso problema come minimo
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Quello che vorrei farti capire è che dare quattro stelle a Il Seme Della Follia significa ritenerlo un ottimo film, quindi se scrivi “non ami affatto” ti sbagli, non gli ho dato tre stelle o addirittura di meno. Carpenter è uno dei miei registi preferiti, però lo spirito critico è importante per determinare una scala di valori, altrimenti farei come tanti appassionati che vedono capolavori ovunque. Ovviamente conta pure la soggettività, perché i grandi film di Carpenter sono almeno 5-6 e ognuno di noi ha il suo preferito. Ecco, io ne preferisco altri a questo, tu magari preferisci questo ad altri. Ciò non significa minimizzare la grandezza di tali opere, questo è il punto, quindi il problema non sussiste.
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Ma no Paolo hai frainteso. Non parlavo di te. Parlavo di “quelli” che hai citato te nel tuo primo commento di risposta, dove dicevi appunto “Io ho conosciuto e ho letto in giro di gente che non ama affatto questa pellicola (pur amando Carpenter)”
Ok ma la soggettività quando si cerca di essere critici andrebbe messa il piu possibile da parte. Secondo me ti sbagli. E scusa se mi permetto di dirtelo. Ma non si può parlare di “i grandi film di Carpenter” parlando di Carpenter cioè come se fosse un regista qualunche. Ti ripeto come la penso per me Carpenter è il miglior regista di sempre di molto superiore anche rispetto al sopravvalutato Kubrick, cosi osannato solo perchè diciamolo è stato un regista che era piaciuto al sistema, ossia l opposto di Carpenter. Ma il tuo ragionamento è giusto se non ti poni come critico. Se ti poni come critico se dai 4 stelle ha un film che è oggettivamente un cazzo di capolavoro stai sbagliando, di poco sia chiaro non è grave, però stai sbagliando. Ok niente già che ci sono ti dico della unica volta che mi sono trovato completamente in disaccordo con te. Sempre a proposito di Carpenter. Quando hai dato l insufficienza a Fantasmi da Marte. Ecco per me quello è grave. Gravissimo. Cioè a parte che quel film è semplicemente bellissimo. Ok forse non sarà un capolavoro ma cazzo l insufficienza? A Carpenter?!
Cioè scusami te lo dico usando una metafora, sarebbe come dovendo giudicare un disegno di Leonardo Da Vinci dire che è insufficiente…
Ma un regista del calibro di Carpenter non potrebbe neanche volendo fare un film “insufficiente” dai
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Siccome hai scritto “se dici di amare Carpenter”, logico che ho creduto che fosse riferito a me. Comunque, nessun critico è oggettivo, però c’è chi cerca di mettere da parte il più possibile la soggettività, tipo me, anche se non è facile (ci sarà sempre quel film a cui sei più affezionato a prescindere, per una serie di motivi).
Il fatto che tu preferisca Carpenter a Kubrick per esempio è molto soggettivo: Kubrick per me non è sopravvalutato affatto, ma anche io gli preferisco Carpenter, solo che non mi azzarderò mai a paragonarli, sono completamente diversi per mille motivi.
Purtroppo Fantasmi da Marte è una delle regie più svogliate di Carpenter, è un film che mi ha sempre lasciato l’amaro in bocca. Anche i grandi possono sbagliare, per me non esiste nulla di assoluto, non è che se ti chiami Carpenter o Romero sei infallibile: loro hanno diretto dei film meno validi, per giunta dopo tanti capolavori, dunque un loro film “normale” risente ancora di più del confronto con il passato, il paragone scatta inesorabile. Per me Carpenter è finito con Il Seme della Follia, dopo ha galleggiato ma non ha realizzato più nulla di indimenticabile, se permetti.
Ti saluto, nella speranza di essermi fatto capire, al di là della visione diversa che abbiamo su certe cose. Ciao!
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