
di Carl Theodor Dreyer (Francia, 1928)
“Nella biblioteca della Camera dei Deputati a Parigi, si trova uno dei più straordinari documenti della storia del mondo: la trascrizione del processo di Giovanna d’Arco, processo che portò alla sua condanna a morte”. Comincia con queste parole un film che non ha bisogno di presentazioni, perché si tratta del capolavoro (tra i capolavori) di Carl Theodor Dreyer.
“La Passion De Jeanne d’Arc” è un lungometraggio miracolosamente giunto fino ai giorni nostri: dopo una prima proiezione della versione non censurata (svoltasi a Copenhagen nel 1928), l’opera fu osteggiata in Francia e per una serie di vicissitudini sparì nel giro di poco tempo (il negativo originale andò perduto durante un incendio, così come una seconda edizione montata dallo stesso Dreyer). Nei decenni successivi, fu messa in circolazione soltanto una pellicola ben diversa dalle precedenti, in attesa del fondamentale ritrovamento di una copia della versione originale non censurata (la scoperta fu fatta nel 1981 da un impiegato di un istituto psichiatrico norvegese!). Il recente restauro ci ha dunque consegnato l’edizione definitiva del film, reperibile in home video grazie all’instancabile lavoro della Criterion Collection.

La trama è risaputa, poiché si sofferma esclusivamente sul processo (seguito dall’abiura, dalla ritrattazione e dalla successiva condanna al rogo) di questa contadina analfabeta soprannominata la pulzella d’Orléans. Una donna capace, a soli diciannove anni, di contribuire alla vittoria dei francesi sugli inglesi durante la guerra dei cent’anni: Dreyer mette comunque da parte lo spirito guerriero della protagonista, soffermandosi invece sull’umanità, sul dolore e sulla dignità della giovane eroina. A tal proposito, ricordiamo che Giovanna d’Arco fu condannata dal vescovo transalpino Pierre Cauchon, un uomo sostenitore delle politiche inglesi in Francia. Per tale motivo, Giovanna fu volutamente attaccata in ambito religioso, al fine di screditare tutti i suoi successi militari (la ragazza fu considerata eretica per via degli oltraggiosi abiti maschili da lei indossati). In questo ruolo, troviamo una superba Renée Falconetti, la cui strepitosa interpretazione si rivela praticamente l’essenza stessa del cinema drammatico. Ieri come oggi.
Nonostante un sontuoso impegno economico per la costruzione del set, Carl Theodor Dreyer lasciò che le scenografie circondassero/influenzassero soltanto il cast, senza coinvolgere l’occhio dello spettatore: per noi seduti davanti allo schermo, c’è infatti qualcosa di più stimolante, un vero e proprio elogio della sofferenza qui trascinato al di fuori dello spazio e del tempo. I primi piani sul volto disperato di Giovanna o quelli sulle espressioni (a tratti grottesche) dei suoi accusatori rappresentano un apice difficilmente superabile, una vetta dove il cinema riesce a far esplodere sia i più colti rimandi pittorici che l’ambiguità della psicologia umana, in ogni sua forma possibile. La scena del taglio dei capelli, finita addirittura sulla copertina di un disco degli Ulver, è probabilmente una delle istantanee più intense nella storia della settima arte (e non solo).
Siccome ogni singola immagine del film è stata sapientemente esaminata, studiata e raccontata da tanti illustri cinefili, non serve dilungarsi oltremisura su questo capolavoro del cinema muto (esistono diversi accompagnamenti musicali, anche se l’opzione di silenziare l’audio è tra le migliori). Il dolore, il martirio, la morte: solo un genio come Dreyer poteva scendere così a fondo negli abissi della stoltezza umana, lasciando parlare soltanto i movimenti del viso, gli sguardi, le lacrime e una manciata di didascalie. A Rouen, il luogo simbolo, dove muore una futura santa e dove nasce un’opera capace di cambiare per sempre il destino del cinema.

(Paolo Chemnitz)
