You Won’t Be Alone

di Goran Stolevski (Gran Bretagna/Serbia/Australia, 2022)

Se non è proprio un folk-horror, è comunque un folk-drama. Lo abbiamo visto di recente con “Lamb” (2021) di Valdimar Jóhannsson, un film plumbeo e straniante dominato da una prova superba di Noomi Rapace. Oggi un filo invisibile ci conduce per mano dall’Islanda alla Macedonia di due secoli fa, perché l’attrice svedese la ritroviamo anche in questo “You Won’t Be Alone”, primo lungometraggio per Goran Stolevski (la pellicola si è già fatta notare durante la scorsa edizione del Sundance Festival).
Macedonia rurale, diciannovesimo secolo: una neomamma riceve la visita di una strana creatura (chiamata mangiatrice di lupi) con il volto completamente ricoperto di cicatrici. Questa figura vorrebbe portarsi via la bambina appena partorita dalla donna, ma le due trovano un compromesso e la piccola rimane lì, almeno per sedici anni. La madre però cerca di sfatare quel futuro evento in cui dovrà cedere sua figlia, così nasconde la ragazza in una grotta, lasciandola crescere allo stato brado, come un animale. Un tentativo inutile, poiché la giovane (Sara Klimoska), una volta adulta, viene trovata e condotta via dalla sua inquietante mamma strega. Ci sarà per lei la possibilità di provare le stesse emozioni di un essere umano? “You Won’t Be Alone” risponde proprio a questa domanda, perché attraverso il corpo altrui, la nostra protagonista può sperimentare una vita normale, sostituendosi ad alcuni personaggi del villaggio.
Quello di Goran Stolevski è un film molto minimale e introspettivo, un’esperienza intima baciata dai colori caldi dell’autunno e da una regia sempre interessata ai volti e alle espressioni di questi contadini. Noomi Rapace ha un ruolo meno incisivo rispetto ai succitati trascorsi islandesi, ma anche in questo caso a prevalere (non solo in lei) è una diffusa angoscia esistenziale non priva di profonda tristezza. “You Won’t Be Alone”, pur nelle sue affascinanti derivazioni folkloristiche, resta dunque un dramma duro e puro che affronta il tema della privazione e dell’illusoria felicità.
Qualche sforbiciata nel minutaggio (due ore scarse) avrebbe facilitato la fruizione dell’opera, anche se mai come in questo caso il mood conta ancora di più della storia e della sua ciclica e inesorabile ripetizione. Infine, c’è qualcuno che ha tirato in ballo persino l’horror: in parte è vero, poiché alcune sequenze mostrano frattaglie e interiora utilizzate in maniera alquanto curiosa, ma il sangue rientra soprattutto in un contorno fiabesco e popolare messo in scena allo scopo di enfatizzare al massimo la splendida cornice contadina dentro la quale si svolge il film.
“You Won’t Be Alone” è un lungometraggio sui generis sulle streghe e sullo spirito che le conduce al di là dello spazio e del tempo, alla conquista di corpi da possedere (per una continua scoperta del dolore). In fondo, nascere e crescere come umani significa sperimentare ogni giorno una nuova sofferenza.

(Paolo Chemnitz)

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