Sundown

di Michel Franco (Messico/Francia/Svezia, 2021)

Dopo l’anteprima mondiale al Festival di Venezia dello scorso anno, “Sundown” è atterrato ufficialmente nelle sale italiane: un’occasione ghiotta per conoscere da vicino il cinema di Michel Franco, regista messicano classe 1979 già apprezzato sulle nostre pagine per l’ottimo “Después De Lucía” (2012) e per il controverso ma incompiuto “Nuevo Orden (2020).
Franco qui ritrova Tim Roth, con il quale aveva già lavorato nel dramma “Chronic” del 2015: l’attore britannico veste magistralmente i panni di Neil Bennett, un uomo di mezza età che alloggia in un lussuoso resort di Acapulco insieme alla sorella Alice (una sempre valida Charlotte Gainsbourg) e ai figli di lei. I due stanno per ereditare una grossa multinazionale legata all’industria della carne, ma la loro tranquillità viene minata dalla notizia dell’improvvisa scomparsa della madre, un evento che costringe i quattro a fare i bagagli in fretta e furia per ritornare in Inghilterra per i funerali. Neil però, una volta in aeroporto, finge di aver dimenticato il passaporto in albergo. Da quel preciso istante, il film segue le giornate del protagonista sulle spiagge o tra le strade di Acapulco, una quotidianità che lentamente ci rivela i segreti, le bugie e i dolori di questo apatico soggetto.
Quello che sulla carta può sembrare un semplice dramma familiare, in realtà è un prodotto che ci sbatte in faccia il turbamento esistenziale di un singolo individuo, di un personaggio sia indolente (nello spirito) che edonista (la scelta di Neil è dettata da un motivo ben preciso). Nonostante il minutaggio esiguo, Michel Franco scopre le carte senza eccessiva fretta, trasportandoci verso un finale non privo di amare soprese (alcune delle quali persino violente).
Tra i punti di forza dell’opera, c’è da sottolineare il contrasto molto forte tra le atmosfere soleggiate e rilassanti di questa rinomata località turistica e una narrazione spesso tesa e magnetica (lo script è intriso di passaggi addirittura visionari, come nelle scene con i maiali). Il regista messicano trova la perfetta quadratura del cerchio proprio grazie a questo sonnolento mood studiato nei minimi particolari, istantanee di una vacanza che svaniscono silenziosamente per fare posto a delle vicende sempre più intime e complesse. All’interno di tale cornice, Michel Franco dirige e gestisce con bravura i suoi pochi ma fondamentali interpreti, tra i quali segnaliamo anche Iazua Larios nel ruolo di Berenice (un terzo incomodo con la sua importanza). “Sundown” è dunque un film ricco di avvenimenti, eppure sospeso in un limbo in cui non sembra accadere nulla di eclatante: dopotutto, sotto il sole di Acapulco, ogni destino si muove sul filo del rasoio, nell’attesa di qualcosa o di qualcuno. Anche di una tragedia dai contorni indefiniti.

(Paolo Chemnitz)

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