
di Fran Kranz (Stati Uniti, 2021)
Abbiamo trattato svariate volte il tema delle stragi nelle scuole americane, dedicando all’argomento pure un articolo specifico. Tuttavia esiste un dopo: il dolore per la perdita, l’elaborazione del lutto e un rancore difficile da scacciare via nei confronti dell’assassino o della sua famiglia. A tal proposito, negli States è stato istituito il Forgiveness Program, un progetto attraverso il quale le famiglie toccate dalle tragedie possono incontrarsi per discutere o per interrogarsi sui drammatici eventi, anche sotto diversi punti di vista.
Fran Kranz, regista esordiente ma attore più che affermato (noi ce lo ricordiamo bene in “Quella Casa Nel Bosco”), ha scritto e diretto questa pellicola dopo essersi interessato al progetto sociale di cui sopra. In effetti, un dramma di tale intensità può scatenare l’odio peggiore sia sui mass media che sui social network: al contrario, un confronto diretto può trasformarsi in un mezzo importante per comprendere ed esaminare le ragioni di un gesto così orribile.
“Table, chairs, Jesus watching us. It’s great”. Dopo una breve fase preparativa (le vicende si svolgono all’interno di una chiesetta di periferia), conosciamo due coppie: da un lato del tavolo ci sono Richard e Linda (rispettivamente, Reed Birney e Ann Dowd), mentre dall’altra parte troviamo Jay e Gail (Jason Isaacs e Martha Plimpton). Se i primi sono i genitori del giovane pluriomicida, la seconda coppia sta ancora piangendo la morte del proprio figlio. Da questo istante in poi, “Mass” si abbandona alle emozioni, alle (amare) sensazioni, ai ricordi ma anche alle accuse, puntando la macchina da presa esclusivamente sui volti dei quattro protagonisti.
Segregato in tempo reale all’interno di un cinema che tanto profuma di pièce teatrale, Fran Kranz lascia spazio ai dialoghi (ottimi) e alle eccellenti interpretazioni del quartetto, evitando qualsiasi tipo di didascalismo con un rigore a dir poco estremo: non aspettatevi dunque dei flashback sulle immagini della strage o chissà quale espediente votato alla spettacolarizzazione della tragedia, perché “Mass” altro non è che un film sul dolore e sulla perdita, un lungometraggio che pesa come un macigno per via della sua enorme carica emotiva. Non a caso, questi quattro individui stanno tremendamente soffrendo, ognuno a modo suo.
Sia chiaro, la visione della pellicola non è affatto facile: bisogna entrare in quella stanza come spettatori attivi, altrimenti la noia è dietro l’angolo. Tuttavia, l’opera mette in mostra la grande personalità di un regista già ambizioso e probabilmente destinato a far parlare di sé nel prossimo futuro. Nel frattempo, in vari ambiti festivalieri, Fran Kranz ha fatto incetta di premi.

(Paolo Chemnitz)
