Creepy

di Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 2016)

A Kiyoshi Kurosawa sono sempre bastate le atmosfere, sia durante la fase J-horror che in tempi più recenti, quando il regista ha allargato ulteriormente i suoi confini cinematografici. Nel caso di “Creepy” (il titolo è tutto un programma), a far paura non è una presenza sovrannaturale o qualche scena annaffiata con il sangue, bensì un semplice vicino di casa, un individuo a dir poco inquietante i cui oscuri segreti ci vengono rivelati con estrema parsimonia.
La storia (l’idea nasce da un racconto di Yutaka Maekawa) parte da lontano: dopo aver rischiato la vita per colpa di uno psicopatico, il detective Takakura (Hidetoshi Nishijima) lascia la polizia per diventare un professore di criminologia. Nel frattempo, su richiesta di un suo ex collega, egli comincia a collaborare sul cold case di una famiglia sparita nel nulla sei anni prima. Parallelamente a queste vicende, Takakura si trasferisce con la moglie Yasuko in una nuova casa. Quando la coppia cerca di stringere amicizia con il vicinato, entriamo a contatto con un personaggio alquanto strambo e scontroso, Nishino (il volto di Teruyuki Kagawa è più che azzeccato), un tizio che vive con la figlia e la moglie malata. Mentre Takakura sembra sempre più coinvolto nella sua indagine personale, l’ingenua Yasuko sperimenta sulla sua pelle le varie turbe che affliggono il protagonista, fino a quando non viene a galla una realtà raccapricciante.
Per fare centro, bastano poche mosse al regista giapponese: delle ottime inquadrature, un mood sospeso e mai risolutivo e uno stile come al solito sobrio e misurato. Attraverso queste prerogative vincenti, “Creepy” si presenta come il più sinistro dei thriller, lasciando strisciare silenziosamente un senso di angoscia latente destinato a crescere con il passare dei minuti. Questo è il male secondo Kurosawa, un orrore immateriale capace di contagiare ogni singola famiglia, cambiando pelle di volta in volta e sfruttando le falle che si creano attorno a essa (l’imbarazzo di Yasuko davanti ai comportamenti di Nishino ha i connotati di una vera e propria manipolazione mentale).
Ogni elemento è sfuggente in “Creepy”, anche l’ipotetico (e in apparenza impossibile) legame tra la famiglia scomparsa e il personaggio negativo del film. Eppure, al di là delle inesorabili forzature/coincidenze e di una seconda parte meno incisiva (c’è sempre un conto da pagare quando si scoprono le carte), la pellicola si dimostra appassionante per oltre due ore: Kiyoshi Kurosawa ci inchioda alla poltrona e ci destabilizza, mettendoci con le spalle al muro davanti a qualcosa di realmente spaventoso. L’horror, tuttavia, è solo un lontano punto di riferimento, perché il malessere presente in “Creepy” è come il soffio del vento, è una carezza maligna che trascina ogni essere umano nel dramma più inafferrabile.

(Paolo Chemnitz)

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3 thoughts on “Creepy

  1. Sai, ti volevo consigliare anche un film horror molto strano, giapponese, ” Three…Extremes”, non so se l’hai visto ma a me è piaciuto moltissimo il primo racconto, con la signora che gusta i ravioli con quel delizioso ripieno scrocchiolante.

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