
di Sidney Lumet (Stati Uniti, 1964)
Quella che un tempo si chiamava guerra fredda, oggi si è trasformata in una partita a scacchi geopolitica tra due o più schieramenti (bisogna metterci dentro anche la Cina). Una mossa falsa del nemico può scatenare sanzioni, embarghi e quant’altro, perché l’ipotetico periodo di pace in cui viviamo in realtà nasconde mille battaglie invisibili, giocate soprattutto in ambito economico e diplomatico. Nel lontano 1964, con la solita brillante lungimiranza, Sidney Lumet realizzò uno dei più grandi esempi di cinema fantapolitico, scatenando persino le ire di Stanley Kubrick (quest’ultimo inoltrò una vertenza chiedendo che “A Prova Di Errore” uscisse dopo “Il Dottor Stranamore”. Le due pellicole trattavano argomenti praticamente identici).
“Fail Safe” (nel titolo originale) ci racconta la storia di alcuni bombardieri statunitensi fuori rotta a causa di un guasto tecnico: questi velivoli, diretti verso Mosca, hanno il compito di raderla al suolo. Nel frattempo, un’equipe composta da esperti, da militari, da scienziati (il cinico dottore è intrepretato da Walter Matthau) e dal presidente degli Stati Uniti (un superlativo Henry Fonda) fanno di tutto o quasi per scongiurare la distruzione nucleare della capitale sovietica. È il periodo della guerra fredda e non è affatto facile instaurare un rapporto di fiducia reciproca tra due leader qui costantemente al telefono (i dialoghi presenti in questa pellicola, carichi sia di umanità che di angosciante drammaticità, si rivelano a dir poco memorabili). Tutto ciò in attesa di un finale secco, amaro e disperato, forse uno dei più potenti visti durante l’intero arco dei 60s.
Dopo l’indimenticabile esperienza del classico “La Parola Ai Giurati” (1957), Sidney Lumet dimostra ancora una volta di sapersi districare al meglio all’interno di spazi limitati o claustrofobici (la sala controllo o la stanzetta del presidente), puntando praticamente tutto sulla tensione degli eventi. L’ottimo cast lo aiuta, mentre con il passare dei minuti assistiamo impotenti all’ipotesi sempre più concreta di una tragedia atomica. “A Prova Di Errore” è dunque il thriller fantapolitico al massimo della sua espressione, un lavoro filtrato attraverso i timori di un’epoca nella quale la paura del pericolo comunista era all’ordine del giorno. Lumet si pone comunque al di sopra delle parti, lasciando parlare le emozioni più ansiogene e consegnandoci un’opera di evidente critica sulla corsa agli armamenti.
Il paragone con la contemporanea pellicola di Kubrick, seppur inevitabile, non scalfisce minimamente un vero e proprio capolavoro della storia del cinema, un prodotto capace di tenerci incollati alla poltrona per quasi due ore. “A Prova Di Errore” è un grandissimo spot contro ogni guerra, contro ogni desiderio di minacciare la serenità altrui: anche se oggi la paura del nucleare non affonda più nella paranoia come nei primi decenni post-bellici, è sempre meglio tenere a mente il monito lanciato da Albert Einstein (“non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con i bastoni e con le pietre”). Non perdiamo mai di vista la lezione del cinema e degli illustri personaggi che hanno fatto grande il nostro passato.

(Paolo Chemnitz)
