
di Jesús Franco (Liechtenstein/Francia, 1973)
“De Sade 2000” (“Eugénie” nel titolo originale) è stato l’ultimo film interpretato da Soledad Miranda prima della sua scomparsa, avvenuta durante l’estate del 1970. La giovane attrice, come abbiamo già ricordato in altre occasioni, morì a soli ventisette anni in seguito a un terribile incidente stradale. La pellicola, uscita poi in via ufficiale soltanto nel 1973, è praticamente inscindibile dalla figura di questa affascinante creatura, il cui ricordo è rimasto intatto ancora oggi tra i tanti appassionati di cinema sexploitation.
Jesús Franco riparte ancora una volta dal Marchese de Sade (il racconto “Eugénie De Franval”), trascinandoci tra le strade innevate di Berlino Ovest, quando ancora c’era un muro a dividere la città. Eugénie è cresciuta con il patrigno Albert Radeck, un uomo per il quale la ragazza prova assoluta devozione. Un giorno, la giovane si imbatte nei manoscritti erotici a sfondo sadico di Albert, scoprendo i vari delitti compiuti da questo individuo (tutti puntualmente narrati nei suoi libri). Per nulla spaventata, la protagonista diventa complice e amante del patrigno: ciononostante, dopo una serie di omicidi, Eugénie cambia approccio davanti all’ennesimo obiettivo, un trombettista bohémien di cui la donna si innamora. Tale improvviso cambio di rotta scatena l’inevitabile reazione di Albert.
“De Sade 2000” è un film non del tutto riuscito ma nel complesso abbastanza interessante, un prodotto nel quale prevale il forte contrasto tra il calore degli spazi interni e la plumbea freddezza delle riprese in esterna. Ben lontano dalla potenza visionaria del suo cult “Vampyros Lesbos” (1971), Jesús Franco (qui anche attore nei panni di uno scrittore-giornalista) si concentra sul rapporto incestuoso tra i due personaggi principali, senza per giunta approfondire più di tanto le dinamiche psicologiche della coppia. Ciò che resta sul piatto è dunque un trionfo di nudi integrali e di scene alquanto morbose, capaci di tappare i buchi di una storia a tratti banale e noiosetta.
Ad ogni modo, c’è da rimarcare sia il valido score musicale curato da Bruno Nicolai che la regia dello stesso Franco, un aspetto senza dubbio positivo al di là di un budget piuttosto esiguo. Il rispetto per l’opera sadiana resta doverosamente alto (alcuni dialoghi riprendono proprio dei passi del racconto), ma alla fine a spuntarla è sempre lei, una magnetica e sensuale Soledad Miranda, qui accompagnata da un meno ispirato Paul Muller, il futuro Visconte Cobram di “Fantozzi Contro Tutti” (1980). Un altro personaggio sadico, del resto!

(Paolo Chemnitz)
