
di James Wan (Stati Uniti, 2021)
A James Wan è bastato un solo film per entrare nella storia: “Saw – L’Enigmista” (2004). Se poi aggiungiamo al suo curriculum due horror da multisala oggettivamente molto validi come “Insidious” (2010) e “The Conjuring” (2013), non possiamo che alzare le mani davanti a questo invidiabile ruolino di marcia. Oggi finalmente, dopo l’esperienza del tamarro “Aquaman” (2018), per il regista naturalizzato australiano è giunta l’ora di tornare al terrore puro, mettendo in scena con “Malignant” una storia di certo non originale ma davvero ricca di scoppiettanti sorprese.
Ci troviamo a Seattle, dove una ragazza di nome Madison (Annabelle Wallis), in seguito a un forte trauma cerebrale (il marito violento le sbatte la testa contro il muro), comincia a essere tormentata da scioccanti visioni. Da quell’istante, la donna è testimone di una serie di raccapriccianti omicidi compiuti da un personaggio oscuro e misterioso, tale Gabriel (lui lo conosciamo durante l’incipit, all’interno di un ospedale psichiatrico). Quella che in apparenza sembra l’ennesima pellicola di matrice sovrannaturale, presto si rivela un’opera strettamente ancorata alla realtà, poiché Madison inizia a scavare nel suo passato, riportando alla luce qualcosa di agghiacciante.
Sono proprio questi i momenti più riusciti: l’intero percorso di scoperta compiuto dalla nostra protagonista è infatti portatore di un germe veramente malsano (i filmini al videoregistratore fanno persino accapponare la pelle), di un cancro che a un certo punto si manifesta in tutta la sua malvagia potenza. Archiviate dunque le flebili derive sovrannaturali, “Malignant” scopre le sue carte divorandosi lo schermo fotogramma dopo fotogramma (la regia di James Wan è molto dinamica), in attesa di un controverso epilogo splatter a dir poco esagerato.
L’utilizzo massiccio della CGI è come al solito detestabile, però anche questo fa parte del gioco, ovvero di un grande circo nel quale ciò che conta è la spettacolarizzazione assoluta delle vicende. Non a caso, per i fan più giovani del cinema horror, un lungometraggio di tale portata può rappresentare senza dubbio una bella botta di adrenalina (pure la colonna sonora ha i suoi ottimi motivi per essere ricordata). Si può quindi chiudere un occhio su una sceneggiatura a tratti pasticciata, anche perché il crescendo di questi eventi è magistralmente tenuto in piedi da Wan, abile per giunta a saper gestire le tante citazioni presenti nella pellicola (il riferimento più palese ci conduce al romanzo di Stephen King “La Metà Oscura”, oltre che all’omonimo film diretto da George A. Romero).
In definitiva, nonostante “Malignant” sia l’ennesimo prodotto commerciale di un genere da tempo a corto di fiato, non possiamo che applaudire il sempre ispirato James Wan, qui capace ancora una volta di colpire il bersaglio senza ricorrere a chissà quali espedienti. Basta un semplice parassita per scatenare l’inferno.

(Paolo Chemnitz)
