
di Catherine Breillat (Francia/Italia, 2001)
Non esistono vie di mezzo: il cinema di Catherine Breillat è da prendere o da lasciare. Qualcuno non riesce proprio a tollerare il suo sguardo duro e sincero sulla sessualità, come se fosse un peccato mortale affrontare queste tematiche senza alcun pregiudizio o in totale disinvoltura. Non a caso, due anni prima di realizzare “A Mia Sorella!”, la regista francese aveva lavorato con Rocco Siffredi per “Romance” (una collaborazione successivamente rinnovatasi con “Pornocrazia” del 2004).
“A Mia Sorella!” (“À Ma Sœur!”) è uno shock drama difficile da dimenticare: al centro della storia c’è il complesso rapporto tra due sorelle adolescenti, una bruttina, grassottella e con disturbi alimentari (Anaïs Reboux interpreta Anaïs), l’altra invece bella, solare e piena di spasimanti, nonostante abbia deciso di rimanere vergine per concedersi soltanto all’uomo della sua vita (nel ruolo di Elena troviamo una giovane e magnetica Roxane Mesquida, attrice che abbiamo persino rivisto anni dopo nel folk-horror svizzero “Sennentuntschi”). Durante le vacanze estive, Elena conosce un ragazzo italiano poco più che maggiorenne (Fernando), un fighetto paraculo il cui unico obiettivo è quello di portarsi a letto questa splendida creatura. Lei si innamora, così lui riesce a ottenere ciò che vuole, per un inganno destinato comunque a naufragare prima nella delusione e poi, in un secondo momento, nella tragedia più assoluta.
Un coming of age così spietato e crudele non si vedeva da tempo, anche se in fondo le vicende messe in scena da Catherine Breillat corrispondono alle mille esperienze che hanno segnato molti giovani di ieri e di oggi: la visione è infatti attraversata da una serie di sentimenti reali e contrastanti, dall’invidia, dall’insicurezza e da una tensione (sessuale e non) che si respira ovunque, anche all’interno della famiglia stessa delle due protagoniste. Questo crescendo trova il suo sfogo definitivo nell’impetuoso viaggio in automobile (il traffico, il nervosismo palpabile), in attesa di un epilogo estremo e violento capace di prenderci per la gola, senza preavviso. Ecco la vera pietra dello scandalo, una forzatura per certi versi dovuta e voluta, utile soprattutto per fare luce sul personaggio ombra di Anaïs (“I want my first time to be with someone I don’t love”).
C’è pure un bel pezzo di Italia nella produzione del film: curioso è il brano principale della colonna sonora, curato per l’occasione dal gruppo world pugliese Tavernanova (“Vene Carnevale” è cantata in dialetto coratino). Ma non è tutto, poiché nei panni di Fernando troviamo Libero De Rienzo, all’epoca ventitreenne (l’attore napoletano è poi scomparso tragicamente durante la scorsa estate).
A conti fatti, “A Mia Sorella!” rappresenta la pellicola più intensa e riuscita tra quelle dirette da Catherine Breillat (per entrare a gamba tesa nel mondo di questa controversa regista, il consiglio è quello di leggere le sue opere letterarie). Una vicenda pregna di tormento psicologico, di lunghi dialoghi illusori e di qualche pruriginosa deriva erotica, motivo per il quale in Canada il materiale contenuto nel film fu considerato osceno. Questa però è la vita, è la crescita, lontano da ogni ipocrisia.

(Paolo Chemnitz)
