
di Tyler MacIntyre (Stati Uniti, 2017)
Esistono anche i film antipatici. Non sono necessariamente brutti, ma si impegnano fino in fondo per farsi detestare sotto ogni aspetto possibile: “Tragedy Girls” è uno di questi, al di là della sua ottima confezione studiata appositamente per attirare un pubblico di aspiranti bimbiminkia di età compresa tra i tredici e i diciannove anni. Se per caso ne avete venti, “Tragedy Girls” potrebbe essere già troppo per voi!
(Brave) ma insopportabili sono le due protagoniste, McKayla (Alexandra Shipp) e Sadie (Brianna Hildebrand), due tipette molto sveglie la cui vita è totalmente condizionata dai social network. Queste ragazze farebbero qualsiasi cosa per ottenere nuovi followers sul loro blog chiamato “Tragedy Girls”, persino rapire un vero serial killer in modo tale da utilizzarlo non solo come maestro di vita, ma anche per accusarlo indirettamente quando nella cittadina di Rosedale cominciano a susseguirsi una serie di sanguinosi omicidi. Le persone muoiono, il colpevole non si trova e nel frattempo la popolarità delle due amiche continua a crescere alla grande.
Tyler MacIntyre dirige una commedia horror piena di citazioni (si passa da “Martyrs” al nome storpiato di Dario Argento) che scivola via molto velocemente, senza mai annoiare: l’ambientazione scolastica (tra odiose cheerleaders e amichetti nerd) si lascia apprezzare, così come le scene splatter, spassose e divertenti anche quando la storia comincia a prendere una piega più drammatica. In “Tragedy Girls” si respira tuttavia una disarmante superficialità di fondo, soprattutto se pensiamo al rapporto pericoloso che intercorre tra i social network e la disperata ricerca di visibilità. Non a caso, l’idea di trasformare l’opera in una sorta di slasher movie di nuova generazione, deraglia fin da subito proprio a causa della credibilità pressoché nulla delle due protagoniste, il cui modus operandi vorrebbe farci riflettere sulle disfunzioni presenti tra questi adolescenti lobotomizzati dalla tecnologia. Una critica sterile che si perde con estrema facilità nella leggerezza stessa della pellicola, dissacrante e politicamente scorretta quanto vi pare, ma di fatto terribilmente fastidiosa per via di un approccio al tema fin troppo generico e approssimativo.
Anche se “Tragedy Girls” è senza dubbio un prodotto diverso da tanti altri che si vedono sullo schermo, non è possibile chiudere un occhio su alcuni eccessi che lo rendono a dir poco stucchevole (non sarà affatto facile sopportare la verbosità e l’odioso carattere delle due ragazze). Per quanto ci riguarda, durante la visione abbiamo invocato più volte l’arrivo di Michael Myers o di altri plurititolati assassini, questo perché “Tragedy Girls” è un horror dove vorresti che morissero proprio tutti, nessuno escluso.

(Paolo Chemnitz)

Mosso da curiosità l’ho guardato … devo dire fotografia non male, il resto mah
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