
di Peter Carter (Canada, 1977)
“Rituals, Il Trekking Della Morte” (il titolaccio italiano non perdona) è un film canadese piuttosto conosciuto negli ambienti underground, non a caso da molti è stato bollato come una sorta di risposta low-cost all’imprescindibile “Un Tranquillo Weekend Di Paura” (il celebre survival movie diretto da John Boorman è ormai prossimo al suo cinquantennale). In effetti, partendo esattamente dalle stesse coordinate del succitato capolavoro, Peter Carter mette in scena un’avventura (nel bel mezzo della natura incontaminata) destinata a finire malissimo.
Questa volta le vicende prendono vita tra le foreste dell’Ontario, dove cinque amici medici decidono di trascorrere alcuni giorni lontano dalla routine quotidiana. Lo svago purtroppo si esaurisce molto velocemente, poiché fin da subito qualcuno comincia a perseguitarli senza sosta, lasciando dei segnali inquietanti lungo il loro percorso. A differenza dell’opera di John Boorman, “Rituals” col trascorrere dei minuti mostra tuttavia un approccio diverso, dirigendosi verso coordinate proto-slasher piuttosto raccapriccianti: è infatti un malato di mente dal volto sfigurato il responsabile delle tante sventure che si abbattono sui nostri malcapitati.
In tutta sincerità, è stato faticoso rivedersi “Rituals” dopo tanti anni dalla prima esperienza. Sarebbe stato decisamente meglio gustarsi per la centesima volta “Un Tranquillo Weekend Di Paura”, magari seguito a ruota dal valido “Just Before Dawn” (1981), forse il titolo che a livello di suggestioni slasher può essere davvero accostato all’opera in esame. Se proprio volete farvi del male, cercate “Rituals” almeno in lingua originale, visto che il doppiaggio in italiano si rivela a dir poco pessimo, dialoghi inclusi (anche se sulla carta sono medici, questi cinque protagonisti da quello che dicono non sembrano mica tanto intelligenti!).
Il cast funziona a fatica (salviamo il solo Hal Holbrook, qui nei panni di Harry) ma in generale quasi tutta la pellicola gira a vuoto, perdendosi durante questa verbosa sfacchinata priva di mordente e realizzata alla meno peggio. L’intenzione di puntare maggiormente sull’aspetto horror qui è più che evidente, ma pure in questo caso il regista non sembra molto convinto sulla strada da percorrere, annacquando alcune sequenze che avrebbero meritato un destino migliore (partiamo comunque da un budget povero, un sesto del quale è finito direttamente nelle tasche di Holbrook). Ne scaturisce una bocciatura quasi completa su ogni fronte, al di là della bontà di un prodotto messo in piedi probabilmente senza alcun tipo di aspettativa.

(Paolo Chemnitz)
