O Animal Cordial

di Gabriela Amaral (Brasile, 2017)

Da molti anni a questa parte, il cinema di confine centro-sudamericano è in pieno fermento: c’è tanta passione, ci sono buone idee ma soprattutto ci sono dei registi (anche esordienti) che riescono ad ottenere risultati importanti con budget minimi. Da oggi possiamo aggiungere alla lista dei promossi pure la brasiliana Gabriela Amaral (classe 1980), artefice di un debutto per certi versi sorprendente (“O Animal Cordial” è conosciuto nei paesi anglofoni con il titolo “Friendly Beast”).
Le vicende si svolgono interamente all’interno di un ristorante: è tardi, nella sala sono rimasti soltanto pochi clienti e la cucina ormai sta per chiudere. Tuttavia in questo ambiente il clima è pesante, si respira infatti una tensione palpabile capace di investire ogni personaggio, dal gentile proprietario Inácio fino alla cameriera Sara, passando per il cuoco gay Djair o per l’antipatica coppia benestante sedutasi da poco al tavolo. All’improvviso, un goffo tentativo di rapina sconvolge la nottata dei vari protagonisti, ribaltando completamente il ruolo di questi individui già segnati da una serata tutt’altro che serena. Il risultato? Un thriller estremo di chiara matrice horror, non privo di colpi di scena (anche troppi!) e di sequenze piuttosto brutali e perverse.
Osservare le dinamiche di “O Animal Cordial” significa mettersi comodi sulla poltrona, in attesa che l’essere umano tiri fuori il peggio di sé: il teatro è dunque servito, all’interno di queste quattro mura sporcate dal sangue dove due sadici aguzzini agiscono d’impulso come delle bestie, mentre le vittime sacrificali attendono soltanto il momento propizio per salvarsi la pelle.
Gabriela Amoral ci sbatte in faccia un prodotto politicamente scorretto, dal quale emerge un Brasile in costante lotta per la sopravvivenza, senza distinzioni di classe o di razza: un paese in cui dominano le discriminazioni (il rapporto controverso tra Inácio e Djair) o dove è facile essere manipolati dal potere (il comportamento di Sara si rivela il vero ago della bilancia di tutte le vicende). Bastano quindi poco più di novanta minuti per mettere in scena una pellicola tesa, violenta e infame fino al midollo, al di là di una storia sulla carta già scritta decine di volte. Inoltre, “O Animal Cordial” è diretto bene e non perde mai la bussola, anche quando tende a voler esagerare ad ogni costo (se cercate un amplesso malsano e ripugnante, qui c’è pane per i vostri denti). Voglia di una cenetta tranquilla al ristorante? Da stasera, meglio pensarci due volte.

(Paolo Chemnitz)

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