
di Jen Soska e Sylvia Soska (Canada, 2012)
In passato si è parlato molto delle gemelle Jen e Sylvia Soska (entrambe attive fin da giovanissime nel mondo del cinema), soprattutto quando nel 2012 uscì “American Mary”, un horror piuttosto strombazzato nel giro indie e dunque all’epoca atteso con molta trepidazione. Purtroppo le (alte) aspettative non furono del tutto ripagate, anche se oggi, esaminando la carriera delle due canadesi, è proprio questo film a meritare una piccola ma definitiva rivalutazione.
Una debordante Katharine Isabelle interpreta la giovane Mary Mason, una studentessa di medicina alla disperata ricerca di soldi. Tuttavia l’occasione per guadagnare facilmente non tarda a sopraggiungere: Mary infatti finisce quasi per caso in un giro clandestino legato alla chirurgia estetica, dove in cambio di losche e rischiose operazioni, molti individui sono disposti a pagare delle cifre stratosferiche per combattere l’invecchiamento. Tale esperienza permette alla ragazza di mettere in pratica il suo talento (ci sono dei punti di contatto con la protagonista del contemporaneo “Excision”), anche quando si tratta di assaporare la vendetta nei confronti di un ambiente accademico a lei ostile.
“American Mary” è un film esteticamente patinato e persino elegante se pensiamo alle tematiche trattate: ecco che così la plastica facciale, la body modification e una galleria di personaggi alquanto strambi e grotteschi vengono risucchiati all’interno di una dimensione dai contorni pop, ben lontana dal marciume o da certi estremismi sanguinolenti che tali argomenti possono suggerire. Paradossalmente, è da ricercare proprio nell’originalità dell’approccio il punto di forza della pellicola, anche se le Soska Sisters inciampano fatalmente quando spostano le coordinate iniziali sul versante revenge movie (con dentro due tonnellate di femminismo a buon mercato), abbandonando parzialmente una strada maestra davvero degna di attenzione.
La partenza a razzo e una prima mezzora di buon livello non devono dunque ingannare lo spettatore: “American Mary” è un horror che perde inesorabilmente qualche colpo con il trascorrere dei minuti, alla luce di una sceneggiatura (lo script è curato dalle stesse registe) molto meno fluida e coinvolgente durante la seconda parte del film, quando la tanta carne messa sul fuoco si rivela abbastanza complessa da gestire. Nonostante ciò, “American Mary” è un lungometraggio divertente che oggi farebbe addirittura le scintille davanti alla troppa immondizia proveniente dal circuito indipendente nord americano. Questo per dire che si stava meglio quando si stava peggio… e non parliamo del cinema horror di trenta o di quaranta anni fa, bensì di quello del 2012!

(Paolo Chemnitz)

il vostro ultimo periodo nella recensione fa molto riflettere
e concordo
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