Šavovi

di Miroslav Terzic (Serbia, 2019)

Questo film è ispirato a una storia vera. Ancora oggi, in Serbia, oltre cinquecento famiglie sono ancora alla ricerca dei propri bambini scomparsi”. Stavolta partiamo dai titoli di coda, da un epilogo che lascia tutto in sospeso, perché la verità non è ancora venuta a galla: ci riferiamo per l’appunto a una questione sociale tornata prepotentemente alla ribalta nel paese balcanico, dove molti genitori durante gli anni novanta hanno dovuto fare i conti con la tragica notizia della (presunta) morte prematura dei loro neonati. Figli appena venuti al mondo che neppure hanno visto, poiché in realtà qualcuno li ha subito strappati dalla culla per venderli al mercato nero delle adozioni.  
Il regista Miroslav Terzic mette al centro della storia una madre (Ana) ancora addolorata per questa perdita, una donna tuttavia convinta che suo figlio sia vivo e vegeto da qualche parte, forse proprio lì in quella grigia zona periferica di Belgrado: insieme a lei (la prova di Snezana Bogdanovic è davvero potente), conosciamo una figlia (Ivana) e un marito (Jovan) quasi insensibili alla vicenda.
“Šavovi” (da noi intitolato “Stitches – Un Legame Privato”) è dunque una pellicola che gira attorno all’estenuante ricerca di una mamma le cui ferite non sono state curate dal tempo: il risultato è un dramma personale fatto di lunghi silenzi e di pause in cui la mente della donna sembra volersi assentare dalla quotidianità, poiché si tratta di una realtà che fa male e che non fornisce alcuna risposta adeguata. A tal proposito, sono soprattutto le istituzioni a mettersi di traverso davanti ad Ana, osteggiata dalla polizia, dai medici dell’ospedale (forse ancora custodi di quei segreti inconfessabili) e ovviamente da un sistema burocratico come al solito frustrante e ingiusto per il comune cittadino (un leitmotiv che ritroviamo spesso nel cinema europeo di matrice orientale).
Premiato e applaudito in numerosi festival internazionali, questo valido lungometraggio convince proprio per il suo approccio sobrio e distaccato, dove la dignità della protagonista prevale costantemente sullo sconforto e sulla rabbia. Per salire di livello manca probabilmente un affondo più cinico e spietato, ma nonostante tutto a Miroslav Terzic basta davvero poco per far quadrare i conti: ecco perché “Šavovi” colpisce il bersaglio con estrema nonchalance, sfrugugliando di continuo quelle cicatrici ancora vive nella memoria di molte persone.

(Paolo Chemnitz)

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