
di David Gordon Green (Stati Uniti/Gran Bretagna, 2021)
La strategia dei produttori ha già raccolto i suoi frutti, non a caso “Halloween Kills” sta incassando un sacco di soldi in giro per il mondo. Dopotutto ottobre è il mese delle zucche, è il mese di Michael Myers, il boogeyman per eccellenza fin dai tempi del lontano capolavoro di John Carpenter. Non era dunque difficile intuire il felice destino di questa strombazzatissima trilogia, messa in piedi dalla Blumhouse proprio per agganciarsi all’opera originaria (tagliando di netto i ponti con i tanti sequel apparsi successivamente sullo schermo). Un trionfo annunciato, alla faccia della dignità di una saga che – onestamente parlando – non avrebbe meritato di fare l’ennesima brutta figura (pensiamo al pessimo “Halloween: Resurrection”), nonostante le discrete potenzialità del godibile “Halloween” del 2018 (film sempre diretto da David Gordon Green, regista che troveremo ancora dietro la mdp per il terzo e ultimo capitolo della trilogia, “Halloween Ends”).
Vogliamo parlare della trama? Ma quale trama! “Halloween Kills” fa cascare le braccia già dopo venti-venticinque minuti di visione, quando veniamo travolti da una serie di personaggi piuttosto anonimi, incollati uno sull’altro in modo tale da far procedere la storia per inerzia: all’interno di questo caos, Michael Myers sbuca fuori di continuo, affossando qualunque tentativo di creare un minimo di tensione, di attesa, di orrore allo stato puro. Un bombardamento in netta controtendenza con lo spirito che permeava la pellicola del 1978, dove ogni strada di Haddonfield metteva addosso i brividi più neri. Gli omicidi commessi in “Halloween Kills” sono tanti, sono violenti e sono anche molto fantasiosi, ma si tratta comunque di un accumulo di situazioni prive di un filo logico ben preciso. La quantità a discapito della qualità, poveri noi.
Inoltre, serve a poco puntare sulla presenza di Jamie Lee Curtis (a Venezia ha dovuto metterci la faccia, al di là del premio alla carriera) e sulla trita e ritrita soundtrack originale (riproposta con l’ennesima variazione sul tema), uno specchietto per le allodole relativamente utile alla causa, anche perché quando la nave affonda, a finire giù è tutta la ciurma, nessuno escluso. I dialoghi mediocri, una recitazione di livello medio-basso, alcune scene al limite del ridicolo (non chiamatela ironia), il body count portato all’esasperazione (urge ripeterlo, tutto figo ma solo se avete quindici anni!), c’è poco da stare allegri davanti a un prodotto curato soltanto nella sua estetica, nel suo approccio studiato appositamente per far colpo sul pubblico più giovane. Quello che puoi ammaliare in sala con una bella dose di sangue e con una maschera che ha sempre il suo fottuto fascino.
Al termine della visione, ciò che resta sul piatto è solo tanta rabbia, perché non si può ridurre la saga di Halloween a una mera carneficina senza capo né coda: David Gordon Green è riuscito invece a tramutare l’essenza del terrore primigenio in un chiassoso circo slasher senza uno straccio di idea. Un ottimo affare per il botteghino, un colpo durissimo per la credibilità del cinema horror contemporaneo, quello che guarda alle proprie tasche senza interessarsi minimamente alle dinamiche più angoscianti e profonde insite nel genere di riferimento.

(Paolo Chemnitz)

nuuuu ste cose! lo vado a vedere domaniii
"Mi piace""Mi piace"