Tentacoli

di Ovidio G. Assonitis (Italia, 1977)

Il sorprendente esordio del 1974 (“Chi Sei?”), insieme al successivo “Tentacoli”, ci permette di conoscere in profondità l’approccio cinematografico di Ovidio G. Assonitis, un regista/produttore di origine greca sempre pronto a cogliere al balzo le occasioni del momento. Un personaggio dunque scaltro e smaliziato ma allo stesso tempo decisamente bravo nel saper trasformare del semplice cinema di genere in qualcosa di più appetibile dal punto di vista commerciale. Il caso di “Tentacoli” è molto eloquente, considerando che il film viene realizzato sulla scia del successo raccolto da “Lo Squalo” (1975) di Steven Spielberg.
Ancora una volta, Assonitis tenta di far incontrare lo spirito del cinema bis italiano con quello delle grandi produzioni americane: una peculiarità che ritroviamo subito nel cast, ricco di stelle sul viale del tramonto (John Huston, Henry Fonda, Shelley Winters) a cui probabilmente fu girato gran parte del budget destinato alla pellicola. Non a caso “Tentacoli”, pur nella sua dignitosissima confezione, ci offre davvero poco per quanto riguarda gli effetti speciali, mostrandoci una piovra di gomma relativamente inquietante (a tal proposito, c’è un aneddoto divertente che riguarda proprio questo animale. A un certo punto delle riprese, la troupe perse in mare la piovra e fu costretta a girare il resto dell’opera con un sommozzatore che agitava in acqua l’unico tentacolo rimasto!).
Le carenze ovviamente non si fermano qui, anche perché “Tentacoli” lascia alquanto a desiderare sotto l’aspetto della tensione narrativa, una prerogativa che funziona a corrente alternata nonostante la presenza di alcune scene indubbiamente riuscite (quella iniziale col neonato oppure quella del volto sfigurato che affiora dall’oceano). Al di là di tutto, si rivela comunque interessante la tematica a sfondo ecologista presente nel film (se la piovra è impazzita, c’è un motivo ben preciso), così come convince un epilogo risolutivo affidato a una coppia di orche.
Se la critica non è mai stata tenera nei confronti di “Tentacoli”, bisogna tuttavia rimarcare il parere decisamente opposto di una buona fetta di pubblico, ancora oggi inesorabilmente affezionato a questo lungometraggio. Il fascino non manca (splendida la colonna sonora, non inedita, di Stelvio Cipriani), però ci sono delle vistose mancanze su cui è impossibile chiudere un occhio. In definitiva, “Tentacoli” non è il miglior prodotto targato Ovidio G. Assonitis, ma è l’ennesima prova del suo innato talento nel saper bilanciare a dovere diversi modi di fare cinema. L’oceano, per giunta, mette sempre una certa apprensione (“if you want my opinion, we’re in for a nightmare”).

(Paolo Chemnitz)

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