
di Curtis Harrington (Gran Bretagna, 1972)
Shelley Winters oltre Hollywood. Nel suo curriculum troviamo infatti anche tanto cinema di genere, soprattutto durante gli indimenticabili anni settanta (l’abbiamo già incontrata da assoluta protagonista ne “Il Clan Dei Barker” e nel cult “Gran Bollito” di Mauro Bolognini). Il suo carattere esplosivo viene sfruttato al meglio pure in questo “Chi Giace Nella Culla Della Zia Ruth?”, un thriller contornato da atmosfere macabre che rimanda alla più classica delle fiabe nere (in questo caso il riferimento costante è quello di “Hänsel e Gretel” dei fratelli Grimm).
Ruth Forrest è una ricca vedova americana trasferitasi in Inghilterra da molto tempo. Nella sua casa, la donna conserva il corpicino mummificato di sua figlia Katrin, morta da piccola a causa di un tragico incidente domestico. L’ossessione per la bambina defunta è talmente forte che Ruth cerca di mettersi in contatto con lei attraverso delle sedute spiritiche organizzate da un sedicente medium, il quale circuisce la protagonista facendole credere che Katrin risponda dall’aldilà. Tuttavia i segreti di Ruth sono destinati a crollare inesorabilmente: come ogni anno infatti, in occasione delle feste natalizie, alcuni orfanelli vengono ospitati nella sua abitazione. Tra questi, ci sono i fratellini Christopher e Katy, il primo convinto che Ruth sia una strega mentre la seconda costretta a recitare suo malgrado il ruolo di nuova Katrin, in un crescendo in cui il dramma e la follia diventano una cosa sola.
Rispetto a tante altre pellicole uscite in quel periodo, “Chi Giace Nella Culla Della Zia Ruth?” (“Whoever Slew Auntie Roo?”) è un film invecchiato precocemente, sia per quanto riguarda i dialoghi e i personaggi che sotto l’aspetto prettamente registico: non a caso le inquadrature e le atmosfere qui sembrano appartenere al decennio precedente (fosse stato girato in bianco e nero, questo lavoro di Curtis Harrington sarebbe stato più coerente con se stesso).
L’opera comunque si lascia apprezzare per via di una storia non priva di fascino, merito dei tanti riferimenti favolistici e di una carismatica Shelley Winters come sempre a proprio agio in questi ruoli un po’ sopra le righe. L’importante è non attendersi un horror tout court, perché “Chi Giace Nella Culla Della Zia Ruth?” tende soltanto a sfiorare i territori più torbidi del cinema di confine, approfondendo invece le turbe mentali dei vari protagonisti (anche i due orfanelli non scherzano affatto). Inoltre il finale, crudele e cattivo, rappresenta quella ciliegina sulla torta che non ti aspetti. Senza dubbio i classici sono altri, ma in fin dei conti “Chi Giace Nella Culla Della Zia Ruth?” è un film tanto efficace quanto delizioso. Nonostante le molte rughe (non portate benissimo) sul groppone.

(Paolo Chemnitz)
