Dr. Lamb

di Danny Lee (Hong Kong, 1992)

Quando parliamo di cinema estremo proveniente da Hong Kong, dobbiamo per forza di cose passare dalla famigerata Cat III, una classificazione istituita nel 1988 in cui finivano dentro tutte quelle pellicole destinate a un pubblico rigorosamente adulto. Pur funzionando anche a livello retroattivo (nella lista furono incluse alcune opere uscite in precedenza), la Cat III raggiunse le sue vette più infami durante gli anni novanta, quando nella (oggi ex) colonia britannica uscirono tantissimi titoli di culto. Tra questi, “Dr. Lamb” non è forse tra i più celebri, ma merita senza dubbio una riscoperta.
Il regista Danny Lee qui interpreta l’ispettore Lee, un detective ormai vicino all’arresto di un pericoloso criminale (nel ruolo di Lam Gor-Yu troviamo Simon Yam). Se escludiamo qualche breve flashback sull’infanzia del futuro omicida (le sue devianze sessuali prendono forma già in tenera età), “Dr. Lamb” si focalizza quasi esclusivamente sulla cattura e sull’interrogatorio dello psicopatico, le cui atroci gesta vengono poi riassunte attraverso il racconto di alcuni efferati delitti. Il misogino Lam agisce durante le notti di pioggia, quando fa salire sul suo taxi delle povere ragazze inconsapevoli di trovarsi davanti a un orribile mostro. Una volta ammazzate, le giovani vengono poi fatte a pezzi con una sega circolare o con altri attrezzi del mestiere: questo modus operandi prende ispirazione dagli omicidi di un vero serial killer catturato a Hong Kong una decina di anni prima, tale Lam Kor-Wan, per gli amici the rainy night butcher.
Nonostante una trama esile e priva di illuminazioni, “Dr. Lamb” è un crime-horror che appassiona e coinvolge, merito di un montaggio di indubbio valore capace di mantenere sempre viva la nostra attenzione: anche le atmosfere funzionano a dovere, soprattutto quando cala la notte e vediamo all’opera questo sadico e perverso criminale. Inoltre, non mancano all’appello alcuni siparietti demenziali tipici della scuola estrema del periodo, una peculiarità non gradita da tutti ma che riteniamo fondamentale per questo tipo di pellicole (se “Dr. Lamb” o l’inimitabile “The Untold Story” sprizzano una certa originalità e riescono a strapparci una risata, il motivo è da ricercare proprio qui). A tal proposito, si rivela esilarante la scena del seno asportato, un leitmotiv ricorrente che mette sempre a dura prova la sensibilità (e lo stomaco) di una giovane poliziotta.
“Dr. Lamb” rappresenta dunque un pezzettino di storia del cinema di confine proveniente da Hong Kong, un terreno fertile che durante i 90s non ha mai smesso di regalarci delle perle importanti. In questo caso, bastano due nomi per andare sul sicuro: Danny Lee (instancabile regista, attore e produttore che ritroviamo praticamente ovunque) e Simon Yam, un altro veterano del settore che ha scritto tante pagine fondamentali dalle parti del Mar Cinese Meridionale.

(Paolo Chemnitz)

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