Dèmoni

di Lamberto Bava (Italia, 1985)

“Dèmoni” è l’horror che spacca in due gli anni ottanta del cinema di genere italiano, prima che sopraggiunga quel declino definitivo che purtroppo conosciamo tutti. In realtà, già nel 1985 c’è poco da stare allegri: meglio perciò unire le forze per dare vita a una sorta di dream team, con Lamberto Bava alla regia e Dario Argento (reduce dal successo diPhenomena”) nelle vesti di produttore e di sceneggiatore. Senza dimenticare Dardano Sacchetti (anch’egli artefice dello script) e poi ancora Claudio Simonetti (impegnato nella colonna sonora originale) e Sergio Stivaletti (suoi i magnifici e truculenti effetti).
La storia non ha molto da raccontare: una volta scesa dalla metropolitana di Berlino, la giovane Cheryl viene seguita e raggiunta da un misterioso individuo mascherato che le regala il biglietto per uno spettacolo cinematografico. Ripresasi dallo spavento, la ragazza chiede all’uomo un altro tagliando in omaggio, in modo tale da poter essere accompagnata in sala dalla sua amica Kathy. Quello che succede dentro al cinema è praticamente noto a molti di voi, gli spettatori del film devono infatti vedersela contro un’orda di scatenati demoni, delle creature dall’aspetto orribile che iniziano a contagiare i tanti malcapitati accorsi per la proiezione.

Se la fase introduttiva del film lascia alquanto perplessi (tra recitazione e doppiaggio, c’è da mettersi le mani nei capelli!), “Dèmoni” comincia a spiccare il volo dal momento in cui ascoltiamo le prime schitarrate: Mötley Crüe, Billy Idol, Scorpions, Saxon, a far salire l’adrenalina sullo schermo ci pensa infatti del sano hard rock, prima che l’opera si trasformi in una bolgia assoluta, un vero caos fatto di sangue, di intelligente metacinema e di cafonaggine allo stato puro (il giustiziere in motocicletta che sgasa tra le poltrone con la spada in mano è una delle scene cult dell’horror nazionale, mentre in sottofondo impazza il metallo fumante di “Fast As A Shark” degli Accept). Paradossalmente, ci pensa proprio questa colorita confusione a dare un senso compiuto all’opera, rendendola divertente e scoppiettante nella migliore tradizione 80s, alla faccia di chi pensa che la crew abbia soltanto copiato “Zombi” (1978) di Romero spostando l’azione dentro a un cinema. In parte è vero, ci mancherebbe, ma c’è anche un abisso tra i morti viventi del compianto George e questi demoni incazzati come non mai (chissà, l’ispirazione potrebbe essere arrivata persino dal primo Sam Raimi). Inoltre, qui la critica sociale non è pervenuta, perché Bava guarda dritto al puro intrattenimento.
Probabilmente, nel (quasi) vuoto cosmico del 1985, per “Dèmoni” non è stato difficile risaltare nel nulla, però bisogna anche ammettere che a distanza di molto tempo sono ancora tanti gli appassionati di horror a portare nel cuore questa pellicola. Dopotutto, gli ingredienti messi sul piatto sono semplici (e tamarri!) ma terribilmente efficaci: non sarà l’amore della vita, però questo film è un colpo di fulmine che lascia stecchiti.

(Paolo Chemnitz)

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