The Painted Bird

di Václav Marhoul (Repubblica Ceca/Slovacchia/Ucraina, 2019)

Ci sono voluti oltre dieci anni per realizzare questo lungometraggio di ben due ore e quarantanove minuti, un ennesimo (straziante) manifesto del cinema di guerra proveniente dai paesi del blocco (oggi ex) sovietico. Una produzione sontuosa ispirata all’omonimo romanzo di Jerzy Kosinski e presentata a Venezia nel 2019, dove l’opera ha raccolto relativamente poco rispetto a quanto preventivato. Nonostante l’ambientazione bellica (le vicende si svolgono durante la seconda guerra mondiale), è comunque riduttivo associare questo film al conflitto sul fronte orientale, poiché “The Painted Bird” (“Nabarvené Ptáce”) è prima di tutto un coming of age, la storia di un ragazzino di nome Joska la cui crescita/sopravvivenza è legata a una serie infinita di tragedie.
Attraverso vari capitoli che si susseguono impetuosamente, osserviamo la vita di questo orfano ebreo alle prese con una quotidianità intrisa di orrori: quando muore la zia che lo accudiva (la sua fattoria brucia immediatamente dopo), per il nostro protagonista non resta che vagare per le campagne limitrofe, cercando cibo e riparo nei villaggi della zona. Un mondo purtroppo violento e superstizioso, dove non c’è spazio per provare a ricostruire la propria esistenza. Non va meglio neppure più tardi, quando il destino di Joska (interpretato da un eccellente Petr Kotlár) incrocia quello di altri individui spregevoli, dalla famiglia di mugnai agli stessi nazisti, i quali nel frattempo stanno mettendo a ferro e fuoco queste aree rurali non identificate (per volere del regista, è stata utilizzata dagli attori una lingua interslava, in modo tale da collocare gli eventi non in un luogo ben preciso ma nello sconfinato immaginario dell’Europa orientale).

“The Painted Bird” è girato in un magnifico bianco e nero ed è squisitamente diretto dal regista ceco Václav Marhoul, il cui obiettivo dichiarato è quello di volerci mostrare la feccia umana in ogni sua declinazione, al di là delle vicende belliche (non a caso la guerra rimane sullo sfondo per quasi tutta la durata del film). Non sono perciò soltanto i nazisti a commettere reati di ogni tipo (razzie, violenze e fucilazioni a sangue freddo), ma c’è anche una realtà contadina che non sembra essersi mai evoluta dalle barbarie di un’epoca remota: gli occhi di Joska sono testimoni di queste atrocità, tra stupri, deorbitazioni (eseguite con un cucchiaio!), un tizio che finisce in pasto ai topi e persino accenni di zoofilia (la sequenza del caprone, assolutamente weirda e perversa). Uno scenario veramente folle in cui forse si esagera un po’ troppo, ma che non può lasciare indifferenti gli appassionati di cinema estremo.
C’è un filo ben visibile che lega questa pellicola a un vecchio capolavoro di provenienza sovietica, “Come And See” (1985) di Elem Klimov, film nel quale il protagonista è un ragazzino che assiste impotente agli orrori della guerra nell’inferno delle pianure bielorusse: quell’attore all’epoca quindicenne (Aleksey Kravchenko) lo ritroviamo adulto proprio qui – guarda caso – nei panni di un soldato dell’armata rossa che mostra un briciolo di umanità nei confronti del povero Joska. Un collegamento importante che suona come una sorta di passaggio di consegne tra un passato e un presente cinematografico ancora capace di sconvolgere profondamente.
Non fatevi spaventare dal minutaggio, “The Painted Bird” scivola via in maniera piuttosto semplice e schematica (anche troppo a dire il vero), riducendosi a una serie di tristi eventi concatenati in cui il giovane protagonista passa, per modo di dire, dalla padella alla brace. I nostri occhi tuttavia ringraziano, perché ogni fotogramma del film lascia davvero senza fiato, sia nelle riprese in campo lungo che nei travolgenti primi piani sui volti (spesso tumefatti o consumati dal tempo) di questi individui. Al piccolo Joska non resta dunque che diventare adulto: una bestia tra le bestie, unica possibilità per sopravvivere in questo angolo di mondo ferito non solo dalla guerra, ma dalla presenza infausta dell’essere umano. Il male dentro al male.

(Paolo Chemnitz)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...