La Casa In Fondo Al Lago

di Alexandre Bustillo e Julien Maury (Francia/Belgio, 2021)

Ancora non sappiamo se Alexandre Bustillo e Julien Maury potranno contare su un’altra occasione dopo “Leatherface” (2017), produzione americana di respiro internazionale che (almeno sulla carta) avrebbe potuto indirizzare al meglio la carriera di questi due registi. Purtroppo, dopo il botto iniziale (“À L’Intérieur”), il cinema di Bustillo e Maury ha cominciato a perdere qualche colpo già dal successivo “Livid” (comunque ancora valido e visivamente impeccabile), per poi affondare con l’anonimo “Aux Yeux Des Vivants” (2014), fino ad oggi il loro punto più basso. Ultimamente le cose non stanno andando benissimo: se il recente “Kandisha” (2020) è passato quasi inosservato, si è puntato tutto su “La Casa In Fondo Al Lago” (“The Deep House”), senza tenere conto degli evidenti limiti dell’opera.
Tina e Ben sono due giovani youtuber a caccia di luoghi infestati, due esploratori urbani (e non) che riprendono ogni loro avventura per poi condividerla sui social. Quando la coppia decide di immergersi tra i fondali di un lago artificiale per visitare una casa completamente sommersa dall’acqua, vengono alla luce delle scoperte raccapriccianti: quel luogo è stato infatti teatro di orrendi crimini e forse là sotto c’è ancora una presenza oscura in procinto di risvegliarsi.
La sceneggiatura del film non prevede altro, dopotutto “La Casa In Fondo Al Lago” è un horror che si esaurisce in meno di ottanta minuti: una scelta comprensibile, anche perché la storia è veramente ridotta ai minimi termini e si sviluppa in modalità subacquea dopo una discreta parte introduttiva. Tuttavia è proprio sotto al lago che le idee tendono a sgonfiarsi, lasciando spazio a un horror sicuramente opprimente e claustrofobico ma anche banale nelle scelte più importanti, specialmente quando si tratta di mettere alle strette i due personaggi (gli spaventi a buon mercato ormai non fanno più paura).
Peccato, perché tecnicamente la pellicola ha il suo perché, così come ha un senso un soggetto senza dubbio originale e per certi versi coraggioso per via dell’inusuale location: elementi che comunque non bastano per far quadrare il cerchio, considerando che questi ragazzi con lo scafandro si dimostrano monodimensionali già prima dell’immersione (con relativo nostro disinteresse sul loro eventuale destino). Va bene puntare sulle atmosfere, sull’ossigeno che scarseggia e su qualche svolta ferale degna del curriculum di Bustillo e Maury, ma la sostanza è poca e a fine visione ogni scena si dimentica con estrema facilità. 

(Paolo Chemnitz)

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