Pig

di Michael Sarnoski (Stati Uniti, 2021)

La seconda vita professionale di Nicolas Cage continua imperterrita nel suo percorso indie, lontano dai riflettori del cinema americano che conta. Probabilmente quelli di Hollywood si sarebbero fatti persino una grassa risata davanti a un soggetto del genere, non a caso “Pig” verte su una storia completamente fuori dal comune, un rapporto uomo/scrofa capace di spingersi ben oltre le normali apparenze: senza dubbio siamo agli antipodi rispetto alla depravazione zoofila vista in “Vase De Noces” (1974), ma il dramma messo in scena da Michael Sarnoski ha davvero qualcosa di speciale capace di far materializzare in un sol colpo le sensazioni più amare e poetiche.
Rob vive in completa solitudine dentro una baracca nel cuore della foresta, raccogliendo tartufi grazie all’aiuto del suo inseparabile maialino dall’olfatto infallibile. Quando un giorno la piccola bestia viene catturata e portata via da alcuni sconosciuti, il nostro protagonista non si dà per vinto, mettendosi sulle tracce dell’animale fino a scoprire la verità dietro quel rapimento: dagli autunnali e magnifici boschi dell’Oregon ci trasferiamo così tra le strade di Portland, dove un tempo Rob era conosciuto come uno degli chef più stimati della città.
“Pig” è una pellicola che scava nel passato di questo strambo cacciatore di tartufi, un film dove la vendetta non ha modo di esistere davanti alla sua dignità e compostezza: scordatevi dunque il folle Nicolas Cage dell’allucinante “Mandy” (2018) o il padre di famiglia del lovecraftianoColor Out Of Space” (2019), perché qui l’attore americano entra nel personaggio con assoluta umanità e semplicità, elaborando una perdita che si può leggere tra le ferite di quel volto perennemente tumefatto. Michael Sarnoski lavora per sottrazione e proprio grazie a questo approccio sobrio e minimale riesce a tirare fuori una delle migliori interpretazioni in assoluto di Cage, una prova sentita e dolorosa dove la componente emozionale si eleva ben al di sopra della storia stessa.
La qualità del film è più che discreta, nonostante un budget palesemente povero. Anche lo stesso maialino è stato addestrato soltanto per poche ore, motivo per il quale Nicolas Cage si è dovuto difendere da una non trascurabile quantità di morsi. Dopo averne ricevuto uno abbastanza fastidioso, l’attore ha ironicamente dichiarato: “sono stato dato alle fiamme, sono finito dentro delle automobili capovolte, ma sarà la sepsi causata da un morso di maiale ad uccidermi”. Una genesi dunque piuttosto insolita per un dramma indipendente di tutto rispetto, dove l’azione viene sostituita da un ritmo compassato che ci avvolge mestamente per circa novanta minuti. Ancora una volta, lontano da Hollywood il cinema riesce a comunicarci i suoi messaggi con estrema schiettezza e sincerità, senza ricorrere alla più becera retorica. “Pig” funziona soprattutto per questo motivo, anche se non tutti riusciranno ad apprezzarlo fino in fondo.

(Paolo Chemnitz)

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