
di Ben Rivers e Ben Russell (Francia/Estonia/Germania, 2013)
Il cinema sperimentale può concedersi qualsiasi libertà, pur rischiando di risultare criptico o peggio ancora pretestuoso. L’importante è trovare la chiave universale capace di aprire ogni serratura, quella scintilla per mezzo della quale ogni ombra può diventare luce: un incantesimo per scacciare l’oscurità, come ci suggerisce il titolo del film.
La pellicola è incentrata su un personaggio senza nome alle prese con tre diverse esperienze di vita: nel primo caso, egli partecipa alle attività di una piccola comune sita in un luogo non specificato dell’Estonia, mentre nel secondo frammento del film ritroviamo il nostro protagonista in solitaria, a stretto contatto con il lato più selvaggio della natura finlandese. Infine, con il terzo e ultimo episodio dell’opera, ci spostiamo a Oslo per un concerto black metal ripreso in tempo reale (in questo caso l’uomo è uno dei membri della band, con tanto di volto truccato per l’occasione).
Che significato possiamo dare alle immagini del film? Prima di tutto, questi tre segmenti vengono simbolicamente collegati tra loro attraverso un triangolo equilatero, un flusso costante di energia che scivola lungo i lati di questa infallibile figura geometrica. L’individuo libero è un punto che si trova al suo interno, come quando osserviamo il protagonista muoversi su una barca nel bel mezzo di un lago: ecco dunque spiegato il mistero, poiché l’utopia, la solitudine e infine l’arte sembrano le uniche tre possibilità per fuggire dalla società dei consumi, da un mondo che continua imperterrito a fagocitare le sue vittime. Se infatti il primo spezzone (dai tratti documentaristici) pone l’accento sull’idea di una comunità indipendente e priva di vincoli con l’esterno, con la seconda parte del film incontriamo un’ulteriore possibilità, ovvero l’uomo in assoluta comunione con la natura, una scuola di pensiero che rimanda direttamente al trascendentalismo americano (Ralph Waldo Emerson ma soprattutto Henry David Thoreau). Come ultima ipotesi, c’è la musica non convenzionale (chiaramente di matrice neopagana), un urlo disperato che spesso accompagna l’evoluzione spirituale e intellettuale dell’essere umano votato al miglioramento della propria individualità. Colui che rifiuta il dogma.
“Tutti pensano di cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso”, forse bisogna partire proprio da questa affermazione di Lev Tolstoj per comprendere il messaggio che si nasconde dietro “A Spell To Ward Off The Darkness”, un prodotto destinato a quei pochi temerari che vivono il cinema soprattutto come pensiero filosofico, alla spasmodica ricerca di mille risposte che non avremo mai ma che ci poniamo ossessivamente giorno dopo giorno. Dunque una riflessione sulla genuina esistenza del singolo uomo pensante, lontano da quelle atroci gerarchie manipolatorie che da sempre hanno modellato il passato e il presente storico dell’umanità.

(Paolo Chemnitz)
