
di Stephen Susco (Stati Uniti, 2018)
Anche se parlare di sequel vero e proprio è ovviamente fuorviante, “Unfriended: Dark Web” si infila sulla scia del primo capitolo diretto da Levan Gabriadze nel 2014, mettendo però da parte ogni riferimento al sovrannaturale (con risultati finalmente degni di nota). Qui viene meno l’originalità del prototipo “Unfriended”, ma si sale vertiginosamente a livello di inquietudine: in effetti il dark web rappresenta davvero un mondo a parte avvolto nel mistero, un lato oscuro della rete dove può accadere proprio di tutto (acquisti illeciti, condivisione di file sensibili, attività criminali e quant’altro).
Matias sta seduto comodamente a casa davanti al suo nuovo laptop, un computer che in realtà era stato smarrito da qualcuno in un cybercafé. Il protagonista ha appena finito di chattare con la sua fidanzata sordomuta (Amaya) e si appresta a partecipare a una videochat con i suoi amici. Sul suo schermo succede però qualcosa di strano, una ragazza gli sta infatti scrivendo per conto di un tale chiamato Norah C (un nome che letto al contrario diventa Charon). Come Caronte appunto, il traghettatore che può aprirti le vie per l’inferno: quel dark web dove circolano immagini raccapriccianti di donne rapite e torturate, un orrore in cui presto finisce anche Matias e le persone con cui egli sta interagendo.
Risulta evidente fin da subito: una pellicola di tale portata non può che attirare i ragazzini di oggi, una generazione sicuramente molto più attenta a questo tipo di tematiche rispetto a un cinquantenne vecchio stampo che al massimo riesce a scrivere un post su qualche social. Non a caso qui avviene tutto dietro a uno schermo, tra chiamate Skype di gruppo, chattate, finestre che si aprono di continuo e quant’altro, per un bombardamento digitale a cui bisogna prestare la massima attenzione. Se oggi questi giovani si divertono (anche) così, non c’è nulla di male, al di là di un progresso tecnologico che può sempre nascondere un rovescio della medaglia alquanto malsano (ce lo insegna un film che ha avuto un grande successo tra gli adolescenti, il disturbante “Megan Is Missing”).
In “Unfriended: Dark Web” non mancano di certo le forzature, le esagerazioni e qualche dialogo inesorabilmente odioso, ma rispetto al precedente capitolo di passi in avanti ne sono stati fatti parecchi: qui infatti è presente una profonda riflessione sulla possibilità di fraintendimenti in ambito virtuale, una comunicazione alterata nella quale un rapporto complesso come quello tra Matias e Amaya può diventare ancora più difficile da gestire in una situazione di emergenza. Senza contare la morte, uno spettacolo in diretta che cammina sempre sul filo della realtà e della finzione. Se poi il finale non dovesse proprio convincervi, sappiate che esistono tre diverse versioni alternative (due delle quali disponibili sul DVD). Se dunque non avete mai visto questi due capitoli di “Unfriended”, il consiglio è di trascurare il primo per dare invece una chance al secondo. Stephen Susco non ha scritto un capolavoro, ma per novanta minuti difficilmente staccherete gli occhi dallo schermo.

(Paolo Chemnitz)
