
di Jindřich Polák (Cecoslovacchia, 1963)
Proprio quest’anno ricorre il centenario della nascita di Stanisław Lem, scrittore polacco che nei suoi lavori riuscì a coniugare fantascienza e filosofia. Se il capolavoro “Solaris” (1972) di Andrei Tarkovsky prende vita proprio dal suo celebre e omonimo romanzo, questo “Ikarie XB 1” del cecoslovacco Jindřich Polák è invece liberamente ispirato a “Obłok Magellana” (opera pubblicata da Lem nel 1955). Un lungometraggio importante ma ancora oggi misteriosamente inedito in Italia, al di là della proiezione al Trieste International Science Fiction Film Festival nel 1963. Per fortuna la quarantunesima edizione del Fantafestival ci ha dato la possibilità di recuperarlo nella sua recente versione restaurata, in una delle proiezioni più attese all’interno di questa storica rassegna dedicata al cinema fantastico.
Durante l’anno 2163, la navicella spaziale Ikarie XB 1 parte per un viaggio verso il sistema stellare Alpha Centauri, alla ricerca di nuove forme di vita. Il lungo tragitto non solo mette a dura prova la psicologia dei vari personaggi (l’equipaggio è composto da circa quaranta persone), ma ci permette di esplorare gli oscuri segreti dell’universo: prima l’incontro con il relitto di un’astronave del ventesimo secolo ancora munita di energia nucleare, poi quello con una stella nera capace di sprigionare delle forti radiazioni. Una fantascienza dunque adulta ed evoluta, dove le riflessioni sulla vita (e sulla morte) diventano parte integrante di una pellicola ricca di spunti storico-filosofici proprio sul secolo appena trascorso.

Inizialmente “Ikarie XB 1” può lasciare un po’ storditi per i tanti protagonisti che si avvicendano sullo schermo, ma già dopo trenta minuti il film cresce di interesse e di tensione, alimentato da dialoghi spesso pungenti (non manca un certo sarcasmo) e da una confezione per l’epoca assolutamente di livello: le ottime scenografie, le immagini dello spazio ma anche gli stessi macchinari tecnologici (ricordiamo che il termine robot fu coniato proprio in terra ceca dallo scrittore Karel Čapek) sembrano voler anticipare tutto quel filone sci-fi che vedremo da lì a poco. Sotto questo punto di vista, è molto probabile che Kubrick e lo stesso Tarkovsky siano stati dei grandi estimatori di questa pellicola, da anni giustamente considerata una pietra miliare della fantascienza proveniente dall’ex blocco sovietico (non per gli americani, che denominarono il film “Voyage To The End Of The Universe” applicando dei tagli e aggiungendo un finale posticcio).
Considerando che ci troviamo nel lontano 1963, non è difficile rintracciare un messaggio politico nascosto tra le righe, soprattutto se ci riferiamo al viaggio verso un nuovo sistema stellare, una critica non troppo velata al socialismo ma in generale alle follie del ventesimo secolo (“spazzatura umana, che ha lasciato dietro di sé Auschwitz, Oradour e Hiroshima”). “Ikarie XB 1” è dunque un’esperienza nella quale è possibile toccare con mano la profonda sensibilità dei grandi pensatori cresciuti nel dopoguerra: filosofi, scrittori ma anche registi che hanno dato lustro a una generazione assillata da un presente fosco, spesso difficile da codificare. Un film che esplora lo spazio come se fosse un viaggio senza ritorno nelle viscere più oscure dell’animo umano.

(Paolo Chemnitz)
