
di Erik Blomberg (Finlandia, 1952)
Incredibile ma vero, il primo lungometraggio finlandese della storia a competere al Festival di Cannes fu questo “Il Bianco Pastore Di Renne” (“Valkoinen Peura”, conosciuto ovunque con il titolo “The White Rendeer”), dunque un film di estrazione fantasy riconducibile al filone horror. Inoltre la pellicola può fregiarsi di aver vinto un Golden Globe, ancora oggi unico caso per il mai troppo considerato cinema finnico.
La storia è molto semplice e si consuma in meno di settanta minuti, tenendo presente la versione restaurata del 2017 da poco fruibile anche in edizione home video: Pirita (Mirjami Kuosmanen), nonostante sia in procinto di sposarsi con Aslak, è infelice. L’uomo infatti deve recarsi lontano dal villaggio, lasciando purtroppo sola la giovane donna. Pirita si rivolge così allo sciamano della comunità, chiedendogli di alleviare le sue pene, ma il rituale trasforma la protagonista in una renna bianca vampiro capace di sedurre e uccidere. Una volta tornato, Aslak si mette sulle tracce di questo pericoloso animale, ignaro della doppia vita condotta da Pirita.
Essendo un prodotto girato all’inizio degli anni cinquanta, “Il Bianco Pastore Di Renne” risente non poco del tempo trascorso: non a caso si tratta di un film invecchiato male, dove la colonna sonora orchestrale (curata da Einar Englund) si rivela fin troppo invasiva rispetto al necessario. Per giunta la pellicola si dimostra relativamente lucida quando si tratta di penetrare nel contesto antropologico del popolo Sámi (qui viene sempre utilizzata la lingua finlandese, a discapito proprio dell’idioma autoctono, una scelta comprensibile ma poco plausibile). Eppure “Il Bianco Pastore Di Renne” ha tante frecce al suo arco, a cominciare da una storia di indubbio fascino che affonda le sue radici nella mitologia pre-cristiana e nelle pratiche sciamaniche dei Sámi. Un prototipo di chiara matrice folk-horror, nel quale la figura del vampiro prende doverosamente le distanze dal precedente modello espressionista. Dopotutto quella del regista Erik Blomberg è un’immersione nel bianco della neve, una luce accecante dove uomini, animali, slitte e cumuli di ossa compongono un paesaggio spoglio ma altamente suggestivo.
Ormai siamo prossimi al settantennale di “Valkoinen Peura”, un film importante che non può mancare nella collezione di ogni appassionato di folk-horror o di chiunque voglia rivolgere uno sguardo alle usanze dei Sámi, il cui animismo ha avuto una certa influenza su tutto l’immaginario nordico (già Hans Christian Andersen, nella sua celebre fiaba “La Regina Delle Nevi”, aveva percepito la componente magico-misteriosa di queste popolazioni). Un’esperienza unica, al di là del misero budget e dei tanti anni sul groppone.

(Paolo Chemnitz)

Ciao paolo spero di recuperare questo film. Avrei delle domande da porti
Cosa pensi dei seguenti film
Il gatto a nove code, quattro mosche di velluto grigio, una lucertola con la pelle di donna ,solamente nero,la scala a chiocciola e king kong di schoedsack. Grazie per la disponibilità e continua così.
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Ciao, grazie. Li ho tutti visti tanti anni fa, quindi ne riparlerò in sede di recensione non appena avrò voglia e modo di rivederli. Tra questi, l’unico a convincermi poco fu Solamente Nero, ma potrei ricredermi. Aggiungo che i due di Argento non sono tra i suoi fondamentali, ma meritano la visione. A presto
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