Il Sacro Male

di Evan Spiliotopoulos (Stati Uniti, 2021)

Da poche settimane le sale cinematografiche hanno riaperto i battenti: finalmente aggiungiamo, anche se per gli appassionati del brivido la musica continua a essere sempre la stessa. “Il Sacro Male” (ovvero “The Unholy”) è infatti l’ennesimo prodotto americano senza una vera identità, se escludiamo la parola male inclusa nel titolo italiano, un elemento che ormai accomuna buona parte delle pellicole horror distribuite nel nostro paese (la lista è molto lunga, per una scelta a nostro avviso ruffiana e insulsa).
“Il Sacro Male” è un film basato sul romanzo “Shrine” dello scrittore britannico James Herbert: produce Sam Raimi, dirige l’esordiente Evan Spiliotopoulos. Fin qui nulla di sbagliato, anche per via di un soggetto interessante e di un incipit (ambientato nel diciannovesimo secolo) degno di essere ricordato. Dalle riprese in soggettiva ci rendiamo conto che sta per accadere qualcosa di raccapricciante, una donna infatti sta per essere arsa viva da un gruppo di persone (uno di questi individui applica una maschera sul volto della vittima, seguendo un rituale non troppo dissimile da quello visto nel cult “La Maschera Del Demonio” di Mario Bava). Tempo due minuti e finiamo catapultati nel presente storico, dove Gerry Fenn, un giornalista caduto in disgrazia e costantemente a caccia di scoop, riesce a mettere in piedi l’ennesima fake news inventandosi una storia di sana pianta dopo aver trovato (e frantumato) una vecchia bambola nella tenuta di un contadino. Da lì a poco, una ragazza sordomuta di nome Alice comincia a guarire miracolosamente dei malati (diventando l’attrazione principale sia di quella comunità di credenti che del circo massmediatico), anche se la sua energia ben presto si rivela di natura tutt’altro che benigna.
Evan Spiliotopoulos infila un po’ di tutto dentro la sua pellicola, finendo per fare una critica generalizzata che parte dal mondo del giornalismo per poi concludersi con la religione (l’integralismo, i miracoli, la fuffa che si nasconde dietro queste brillanti operazioni per illudere i fedeli). Ne esce fuori un horror privo di qualunque approfondimento e fin troppo stereotipato per lasciare il segno, a cominciare dai soliti jumpscare buttati a caso: ma c’è dell’altro, perché a venir meno è soprattutto la tensione, una prerogativa che il regista riesce a innescare soltanto nel pirotecnico nonché patinato epilogo. Inoltre la CGI si dimostra ancora una volta inefficace per questo tipo di cinema (non è una questione di nostalgia, è che quella creatura creata col computer fa veramente schifo).
La buona accoglienza al botteghino forse corrisponde soltanto a quella voglia sfrenata di tornare al cinema a tutti i costi, anche se possiamo definire “Il Sacro Male” un film quasi perfetto per quei ragazzini di oggi a caccia di qualche brivido facile in sala. Noi vecchi cinefili cresciuti con la qualità e con lo spessore di registi importanti, davanti a un prodotto di tale caratura, possiamo solo rabbrividire (in senso negativo). Segniamoci comunque il nome di Cricket Brown (l’attrice che interpreta la giovane protagonista), almeno di lei ne risentiremo parlare.

(Paolo Chemnitz)

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2 thoughts on “Il Sacro Male

  1. L’incipit purtroppo ha ingannato anche me, mi sono detta “finalmente ci siamo” e invece no. Concordo sul fatto che la creatura faccia schifo e addirittura ridere, a me ha fatto pensare ai Beanie Boos con gli occhi giganti che si trovano negli autogrill. Difficile, anche se le tematiche sono diverse, uscire con un film così quando da poco c’è Saint Maud in circolazione.

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