
di Tony Williams (Australia/Nuova Zelanda, 1982)
L’interesse attorno al cinema di genere australiano ha subito una forte impennata nel 2008, quando fu realizzato il documentario sul tema ““Not Quite Hollywood: The Wild, Untold Story Of Ozploitation!”, un lavoro nel quale intervenivano diverse personalità legate al movimento aussie e non. Tra i tanti film citati in quell’opera, non poteva mancare “Next Of Kin”, un horror molto amato da Quentin Tarantino e spesso accostato per via di alcune scelte estetiche e narrative a “Shining” (1980) di Stanley Kubrick. Un paragone azzardato? Neppure per sogno, considerando la bravura dietro la macchina da presa di Tony Williams, un regista che purtroppo in tutta la sua carriera ha girato soltanto due lungometraggi.
Se in “Next Of Kin” cercate una trama, allora sarà meglio rivolgersi altrove: la giovane Linda (molto brava Jacki Kerin) ha appena ereditato una casa di riposo per anziani un tempo appartenente alla madre. Quest’ultima ha anche lasciato alla figlia un diario con diversi appunti, nei quali sono menzionati degli strani accadimenti avvenuti proprio tra quelle mura. Ben presto Linda si accorge che qualcosa di misterioso si sta nuovamente materializzando nel cuore di questa struttura.
C’è poco da raccontare ma molto da vivere in “Next Of Kin”, perché quasi tutta la pellicola si poggia sulle cupe atmosfere suggerite da questo luogo maledetto (in apparenza un omaggio al cinema gotico vecchia maniera). Il cambio di registro però è dietro l’angolo, poiché Tony Williams dribbla intelligentemente gli stereotipi del passato, virando con il trascorrere dei minuti verso un horror privo di punti di riferimento, dove la brillante carica visionaria di alcune immagini finisce per esplodere in un finale addirittura devoto al filone slasher. La fotografia è ottima e le inquadrature non sono mai banali (osservando quei corridoi ripenserete proprio a Kubrick), anche se la ciliegina sulla torta bisogna ricercarla nella colonna sonora curata da Klaus Schulze, un musicista che con i sintetizzatori ha sempre fatto miracoli (restando in ambito cinematografico, è impossibile non citare il suo score composto per l’inarrivabile “Angst”).
Per quanto concerne la corrente ozploitation, “Next Of Kin” è un film importante che giustamente in patria viene ricordato come un piccolo cult: al di fuori del continente oceanico, è raro invece imbattersi in qualche ammiratore di questa pellicola, rimasta spesso inedita su vari versanti (figuriamoci in Italia) ma decisamente degna di una riscoperta, anche solo per assaporare una regia raffinata molto al di sopra della media generale del periodo. Se a supporto di tutto ciò ci fosse stata una narrazione più densa e appassionante, il destino di “Next Of Kin” sarebbe stato senza dubbio diverso. L’esperienza di questi novanta minuti tuttavia ci offre inquietudine a profusione e qualche spavento di gran classe, non è poco.

(Paolo Chemnitz)
