
di Terence Fisher (Gran Bretagna, 1968)
Fin dagli spettacolari titoli di testa, si intuisce quanto gli inglesi siano da sempre tra i più credibili depositari delle scienze occulte, una lunga tradizione che ha attraversato i secoli spingendosi fino ai giorni nostri (tutto il periodo del dopoguerra è stato inesorabilmente segnato dall’influenza di Aleister Crowley, scomparso proprio nel 1947). Inoltre con “The Devil Rides Out” ci troviamo nella seconda metà degli anni sessanta, quando (non solo nel Regno Unito) fiorisce un rinnovato interesse verso l’esoterismo e le cosiddette spiritualità alternative. Anche se questa produzione Hammer diretta da Terence Fisher è solo un semplice horror, la terminologia utilizzata dai protagonisti ci riporta a una dimensione occulta tutt’altro che superficiale, esattamente in linea con quanto detto sopra (le citazioni spaziano dal famigerato percorso della mano sinistra al capro di Mendes, in perfetta antitesi con il linguaggio pseudo-satanico impiegato in moltissimi film legati al genere di riferimento).
Un elegante Christopher Lee qui interpreta il Duca di Richleau, un uomo dai sani principi morali preoccupato per le sorti del suo amico Simon, finito suo malgrado nell’oscuro giro della magia nera: il Duca, con l’aiuto di Rex Van Ryn, entra in contatto con una setta capeggiata dal perfido Mocata, arrivando persino a osservare di nascosto la celebrazione di un sabba all’interno di una radura. Una lotta (forse ingenua) tra il bene e il male che ovviamente bisogna contestualizzare al periodo di realizzazione della pellicola, un’epoca in cui era anche facile imbattersi nel più classico degli immaginari gotici (per fortuna Fisher evita di ripetere all’infinito una formula estetica fin troppo spremuta da molti suoi colleghi, puntando lo sguardo altrove soprattutto a livello scenografico).

Se da un punto di vista narrativo “The Devil Rides Out” non mantiene sempre alto il ritmo (la parte centrale è abbastanza lenta), ci sono comunque da rimarcare altri aspetti sicuramente positivi, a cominciare dalle atmosfere (suggestive ma anche inquietanti) e dal latente esoterismo di cui sono pregni i dialoghi, nei quali spesso è presente un riferimento attendibile a qualche culto di estrazione magico-pagana (il sabba si svolge durante la prima notte di maggio, una chiara allusione a quell’antica festa gaelica denominata Beltane).
Malgrado le sue piccole imperfezioni (trucco ed effetti lasciano un po’ a desiderare), “The Devil Rides Out” è diventato un lungometraggio molto amato soprattutto in Gran Bretagna, non a caso l’immagine presente sulla locandina è stata poi ripresa dai celebri doomster Electric Wizard per la copertina del loro album “Witchcult Today” (ne abbiamo già parlato qui tempo fa). Dopotutto questo tipo di cinema ha sempre avuto il suo fascino e non potrebbe essere altrimenti, peccato che in Italia “The Devil Rides Out” sia ancora oggi inedito persino in edizione home video. Se vi dovesse mai capitare sotto gli occhi, (ri)scopritelo, così come l’omonimo romanzo del 1934 da cui è nata l’idea del film.

(Paolo Chemnitz)
