
di Michel Franco (Messico/Francia, 2020)
Con “Nuevo Orden” il messicano Michel Franco abbandona le tematiche intimiste dei sui lavori precedenti (pensiamo all’ottimo “Después De Lucía” o al più recente “Chronic”), abbracciando un discorso molto più ambizioso legato a doppio filo con i problemi della società contemporanea. Un approccio che al Festival di Venezia è stato decisamente apprezzato, considerando che durante la passata edizione il film si è aggiudicato il Leone d’Argento.
Il divario sempre più crescente tra ricchi e poveri si sta accentuando giorno dopo giorno, soprattutto durante questi interminabili mesi di pandemia. Per giunta qui ci troviamo in Messico, un paese dove le discrepanze sociali sono enormi: ce ne accorgiamo fin dalle prime battute dell’opera, quando durante un ricevimento di matrimonio dell’alta borghesia elitaria, si presenta alla porta un vecchio inserviente un tempo al servizio di quella famiglia, un uomo privo di soldi per aiutare la moglie malata in ospedale. Qualcuno si dimostra umano (la protagonista Marianne, interpretata da Naian González Norvind), ma tutti gli interpellati sono troppo presi dai festeggiamenti per prestare attenzione a quelle disperate richieste economiche. Là attorno sta però accadendo qualcosa di strano, alcuni piccoli indizi ci permettono di capire che sta per scoppiare una vera e propria rivoluzione, un capovolgimento di fronte in cui l’unico linguaggio previsto è quello della violenza.
“Nuovo Orden” parte a razzo e la prima mezzora ha moltissimo da offrire, soprattutto quando i ribelli riescono a penetrare tra le mura di quella villa, compiendo una carneficina senza precedenti: in seguito, la macchina da presa si sposta altrove, allargando l’orizzonte della rivolta all’intera città (seguiamo questi concitati eventi attraverso gli occhi di Marianne, finita suo malgrado tra le mani dei militari). Novanti minuti scarsi di visione risultano tuttavia insufficienti per sviluppare a dovere una storia così ricca di sfumature e di personaggi, motivo per il quale “Nuevo Orden” è un film nevrotico, intenso e viscerale, ma allo stesso tempo incompiuto e fin troppo superficiale nel chiudere la pratica relativa alla ragazza protagonista.
Michel Franco non ci nasconde nulla: da questo caos imbrattato di vernice verde nessuno sembra uscirne vincitore, perché come spesso accade in tempi di rivoluzione, qui c’è solo spazio per stupri, soprusi, saccheggi ed esecuzioni di massa. Una brutalità disarmante che ci permette di affondare con entrambi i piedi dentro una metafora tanto potente quanto attuale (la distopia è soltanto suggerita), un panorama non troppo dissimile da ciò che potrebbe accadere in un ipotetico futuro prossimo di un paese centro-sudamericano (la credibilità di queste immagini è inattaccabile).
Senza ricorrere a zombi o a mostri provenienti da chissà quale oltretomba, Michel Franco ci sbatte in faccia un horror politico a dir poco controverso, un prodotto valido ma altrettanto frettoloso in una seconda parte meno riuscita. Il nuovo ordine è servito (cotto e mangiato), il banchetto è aperto a tutti.

(Paolo Chemnitz)
