
di Arthur J. Bressan Jr (Stati Uniti, 1985)
“Buddies” è un film davvero commovente, una lezione di umanità che meriterebbe maggiore visibilità al di là del circuito nel quale la pellicola è diventata celebre, quello LGBT. Questo per ribadire che i sentimenti, le malattie o il più tragico dolore non appartengono soltanto a una determinata fetta di popolazione, ma sono un patrimonio comune a tutti gli individui, senza distinzioni di età, genere, razza o religione. Eppure “secondo molte persone religiose, l’AIDS è la punizione che Dio ha mandato ai gay”, una frase shock di cui non bisogna neppure stupirsi, considerando che in America il termine AIDS fu coniato soltanto nel 1982 (per oltre un anno la stampa utilizzò la definizione gay-related immune deficiency).
Qualche accenno alla tematica lo avevamo già fatto tempo fa con la recensione di “Cruising” (1980), film scandalo di William Friedkin che inconsapevolmente suonava come una terribile premonizione (all’epoca la promiscuità di un ambiente underground aveva spaventato i benpensanti del ceto borghese). “Buddies” però è la prima pellicola in assoluto a trattare l’argomento AIDS, un dramma struggente scritto e diretto da un regista omosessuale (Arthur J. Bressan Jr) morto due anni dopo proprio per alcune complicazioni legate al virus dell’HIV.
Robert è ricoverato in ospedale, ha già avuto due polmoniti e la sua salute sta peggiorando giorno dopo giorno: è stato un ragazzo tormentato dai pregiudizi, la sua famiglia lo aveva infatti ripudiato una volta scoperto il suo orientamento sessuale, mentre il suo compagno era sparito dalla circolazione non appena aveva saputo della malattia del giovane. Accanto al suo letto troviamo David, un volontario (anch’egli gay) chiamato appunto buddy proprio per la sua opera di conforto e di supporto psicologico, un uomo che invece ha avuto la fortuna di avere alle spalle dei genitori aperti di mente e capaci di comprendere le sue scelte. Tra i due nasce un’amicizia fatta di confessioni, di racconti e di devastante nostalgia, qualcosa di talmente toccante e reale in totale controtendenza rispetto all’ipocrisia di quel periodo storico.
Quello di Arthur J. Bressan Jr è un piccolo film indipendente che non può essere dimenticato, una visione obbligatoria avvalorata da alcune scene che fanno più male di un pugno nello stomaco (la sequenza della masturbazione è di una tristezza disarmante). Tali fotogrammi sprigionano una sincerità impossibile da riscontrare altrove, “Buddies” è infatti un cinema-verità dove non c’è spazio per dialoghi fuori posto o per situazioni di cattivo gusto: questo è il volto più umano della sofferenza, all’interno di un decennio tra i più controversi e difficili per la comunità omosessuale americana e non.

(Paolo Chemnitz)
