
di Pupi Avati (Italia, 1979)
Il celebrato capolavoro di Pupi Avati “La Casa Dalle Finestre Che Ridono” (1976) rientra in un discorso ben più ampio, considerando che si tratta soltanto della punta dell’iceberg del cinema gotico padano un tempo creato, alimentato e infine sviluppato fino ai giorni nostri dal regista bolognese. Durante gli albori della sua carriera, Avati aveva diretto alcune pellicole non del tutto riuscite ma decisamente suggestive: in titoli come “Balsamus L’Uomo Di Satana” (1970), “Thomas e Gli Indemoniati” (1970) oppure nel più intrigante “La Mazurka Del Barone, Della Santa e Del Fico Fiorone” (1975) si poteva toccare con mano il background del regista, un soggetto profondamente ispirato dalla cultura contadina emiliana che lo aveva cresciuto e dalle superstizioni e credenze ad essa collegate. Tuttavia, scorrendo il decennio, è nel 1979 che incontriamo una pellicola ancora oggi sottovalutata, un lavoro che all’epoca ebbe scarsissimo successo al di là del suo indiscutibile fascino e dei suoi profondi significati simbolici. Perché “Le Strelle Nel Fosso” non è certo un prodotto di facile assimilazione.
Nel lontano 1801, un ammazzatopi si ferma in un villaggio rurale, in attesa che qualcuno lo ingaggi in cambio di un tozzo di pane e di un bicchiere di vino. Durante la notte, l’uomo si siede accanto a un fuoco e comincia a narrare una storia accaduta alcuni anni prima presso le paludi non lontane dalla costa (il film è stato girato dalle parti di Comacchio). La voce fuoricampo ci racconta di Giove, vedovo e padre di quattro figli, ognuno dei quali con delle particolari peculiarità (tra gli attori, troviamo l’immancabile feticcio del regista, Gianni Cavina). La vita rurale di questi cinque personaggi trascorre nella quiete della natura ed è spesso accompagnata da eventi sovrannaturali sempre in bilico tra sacro e profano, una routine spezzata soltanto dall’arrivo improvviso di Olimpia, una nobile ragazza biancovestita smarritasi tra quelle lande. Il tenero nonché ingenuo rapporto tra i protagonisti e la giovane si rivela però ben diverso dalle apparenze, Olimpia rappresenta infatti l’incarnazione di un presagio destinato inesorabilmente ad avverarsi.
Pupi Avati gira nel cuore di una location irreale, quasi sospesa nel tempo, poiché lontana da qualsiasi forma di civiltà: attraverso questo scenario poco ospitale (lo stesso casolare dove Giove vive con i figli è un edificio decrepito) il regista ci parla di una quotidianità perfettamente inutile, destinata a sfociare nella solitudine e nella morte. “Le Strelle Nel Fosso” si muove dunque attraverso un approccio fiabesco non troppo distante dal mystery movie tout court, incorporando tuttavia al suo interno la commedia, il melodramma e il grottesco. Una cornice decisamente ricca di sfumature, dentro la quale Avati mette in moto un flusso continuo di storie e di accadimenti legati alla cultura popolare di quelle terre (spiriti, fantasmi, preghiere e superstizioni).
Con questo lungometraggio, Pupi Avati ripercorre in maniera poetica il ciclo della vita, ammantandolo di una profonda inquietudine: la bellezza di “Le Strelle Nel Fosso” va ricercata proprio qui, tra questi acquitrini dove in realtà si sta consumando una tragedia, quella dell’esistenza stessa. Tra i fotogrammi in esame possiamo quindi rintracciare il vero universo folkloristico da cui discende il regista, immagini e sensazioni che omaggiano definitivamente quell’infanzia in campagna dove ogni minima ombra incuteva timore.

(Paolo Chemnitz)

Bella fiaba,ben girata ,ma per quanto l’avati di questo film e di opere come balsamus,la mazurka, magnificat sia di buon livello ritengo che solo nell’ambito di quel personalissimo gotico padano da lui coniato,partendo da suggestioni baviane ed argentiane,egli sia riuscito a realizzare capolavori. La casa dalle finestre che ridono, zeder,l’arcano incantatore, il signor diavolo. Sono questi i punti fermi. Un cinema che se trapiantato altrove perde forza ed efficacia, infatti quando avati tento’ la carta internazionale riproponendo gli stessi stilemi falli’ miseramente (il nascondiglio).
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