
di Amando De Ossorio (Spagna, 1975)
Subito dopo il grande exploit di un film come “L’Esorcista” (1973), tra Italia e Spagna cominciarono a uscire alcune pellicole a basso budget appartenenti al cosiddetto filone demoniaco (un bel minestrone di preti, possessioni, esorcismi e blasfemia a buon mercato). Amando De Ossorio, apprezzato regista divenuto celebre per la saga dei resuscitati ciechi, con questo “L’Eretica” (“La Endemoniada”) si infilò malauguratamente sulla scia del capolavoro di William Friedkin: con pessimi risultati purtroppo (roba che “L’Anticristo” di Alberto De Martino, in confronto, sembra un kolossal).
La trama in apparenza è abbastanza intrigante, considerando che nella pellicola vengono buttate in mezzo streghe, bambini rapiti e sette sataniche: tutto questo per arrivare alla piccola Susan (Marián Salgado fu scelta perché aveva doppiato Linda Blair nella versione spagnola del film di Friedkin!), una ragazzina che improvvisamente comincia a levitare dal letto e a comportarsi male con la sua famiglia, mandando a fare in culo chiunque osi approcciarsi a lei. Ciò avviene per colpa di un amuleto maledetto (chiamato come il demone Astaroth) e di una collanina ricevuta in regalo da una misteriosa donna di origine gitana.
C’è solo un motivo per il quale “L’Eretica” andrebbe visto almeno una volta nella vita: ci riferiamo ovviamente ai dialoghi, praticamente dei turpiloqui dove la sobrietà diventa un optional. Quando la macchina da presa indugia su Susan, c’è solo spazio per parolacce, per insulti e per un politicamente scorretto che oggi non troverebbe posto da nessuna parte (immaginatevi una ragazzina che pone delle domande maliziose a un prete, per poi etichettarlo come “frocio e impotente”). Follia pura, ma questo era il bello degli anni settanta.
Su tutto il resto meglio stendere un velo pietoso, tra personaggi ridicoli (si salva solo la mostruosa fattucchiera) e un linguaggio estetico pesantemente condizionato dal (non) budget (il montaggio è approssimativo, la fotografia non pervenuta). Il trash dunque è servito, c’è poco da aggiungere davanti a uno scempio di tali proporzioni (il doppiaggio in italiano rappresenta poi la fatidica ciliegina sulla torta: è a dir poco agghiacciante).

(Paolo Chemnitz)

Da vedere, insomma, proprio per quello che è.
"Mi piace""Mi piace"