
di Domiziano Cristopharo (Italia, 2018)
Il percorso artistico portato avanti da Domiziano Cristopharo sembra inarrestabile, così come la sua idea di cinema (estremo), facilmente distinguibile all’interno del circuito underground italiano e non. Un approccio che si ripete puntualmente con questo “eROTik” (il titolo sottolinea il marcio presente nel film), un lavoro timidamente ispirato alle gesta di Jeffrey Dahmer, ovvero il famigerato mostro di Milwaukee (sia il paesaggio circostante che l’abitazione stessa del maniaco ci fanno tuttavia capire che qui ci troviamo ben distanti dal Wisconsin).
Cristopharo non sbaglia mai quando si tratta di scegliere un attore protagonista: stavolta è il turno di Adam Western, impeccabile nel ruolo del serial killer e subito all’opera durante la prima scena del film, quando lo vediamo masturbarsi nel bagno in maniera alquanto perversa (le immagini sono esplicite perché la pornografia è inscindibile dal contesto in cui sono ambientate le vicende). Un modus operandi che ritorna più volte nel corso dell’opera, soprattutto quando il nostro carnefice riesce a portarsi a casa un uomo conosciuto per strada, una vittima sulla quale viene sperimentata una tecnica di mummificazione del tutto particolare (pratica già assaporata nel classico “Blood Feast” di Herschell Gordon Lewis). Tutto ciò prima di un epilogo altamente destabilizzante, un finale capace di decretare “eROTik” come il film più estremo mai realizzato sulla necrofilia (titoli fondamentali come “Buio Omega” oppure “Nekromantik” distano anni luce dalla prospettiva porno-esistenzialista di Cristopharo).
Nonostante un budget irrisorio, la confezione di “eROTik” si dimostra valida, a cominciare da una buona fotografia, un aspetto che viaggia sempre su alti livelli nel cinema di questo controverso regista. Anche gli effetti vintage non sono male, così come la scelta di puntare tutto su un minimalismo esasperato (l’assenza di dialoghi viene adeguatamente sostituita da un quasi onnipresente tappeto atmosferico, per un mood piuttosto oscuro e straniante). Questa alienazione di fondo ci riporta in mente un altro film di Cristopharo, “Red Krokodil” (2012), un lungometraggio per certi versi complementare all’opera in esame: autodistruzione del proprio corpo versus profanazione del corpo altrui, paesaggio apocalittico versus un panorama sul verde in apparenza rilassante, questo al di là di una solitudine condivisa che in entrambi i casi si rivela devastante. Forse nel caso di “eROTik” sarebbe stato opportuno approfondire meglio quella deriva mistico-esoterica in cui vediamo il protagonista impegnato in bizzarre preghiere rituali, una curiosa cornice pregna di malsano esotismo tuttavia difficile da sviluppare in soli sessantotto minuti.
TetroVideo farà uscire a breve una ristampa del film in edizione limitata, un’occasione ghiotta per scoprire un horror estremo (d’autore) senza censure e per stomaci forti, una pellicola realizzata con pochi mezzi ma con tante buone intuizioni. L’essenza stessa del cinema di Domiziano Cristopharo, un regista che continua a tirare dritto per la sua strada senza minimamente preoccuparsi di ciò che pensano gli altri.

(Paolo Chemnitz)
