
di Oliver Stone (Stati Uniti, 1994)
Si può parlare di “Natural Born Killers” senza per forza scomodare dei termini in netta antitesi tra loro come capolavoro o schifezza colossale? A nostro avviso sì, perché è possibile trovare un punto di equilibrio tra le parti superando anche quell’onda emozionale che all’epoca decretò il successo del film soprattutto tra i più giovani. Davanti a un lavoro del genere, scivola persino in secondo piano la disputa tra Quentin Tarantino (suo il soggetto) e Oliver Stone, il quale modificò radicalmente la sceneggiatura scritta dal suo collega: lo script infatti ci interessa poco, al contrario di due elementi fondamentali per giudicare la pellicola, quello estetico e quello concettuale.
Che “Natural Born Killers” sia un prodotto sui generis lo si può intuire fin dalle prime battute, quando conosciamo Mickey Knox (Woody Harrelson) e Mallory Knox (Juliette Lewis), una spietata coppia di assassini on the road: i due commettono una strage all’interno di un locale lasciando in vita soltanto un uomo, affinché egli possa raccontare alle autorità le sadiche gesta di questi psicopatici. La regia sale subito in cattedra, un caos (dis)organizzato che ci bombarda attraverso inquadrature sghembe, un montaggio frenetico e una fotografia che dal colore passa al b/n con estrema nonchalance. In più c’è l’ironia, un black humour di marca pulp che Oliver Stone definisce satira. La carne al fuoco è dunque parecchia e sono passati circa dieci minuti, figuriamoci dopo, quando “Natural Born Killers” intraprende nuovi percorsi aprendosi verso ulteriori registri estetici. La generazione MTV qui è al potere, una giostra figlia degli anni novanta che non tradisce l’appuntamento con la storia, con un’epoca definitivamente segnata dalla televisione e dai mass media.

Senza dubbio “Natural Born Killers” è un film anarchico e sperimentale, una sfida al linguaggio cinematografico del passato che Oliver Stone raccoglie fino in fondo, infilando nell’acido lisergico qualunque cosa, anche le idee stesse del suo amico/nemico Tarantino (il quale prese definitivamente le distanze da questa pellicola concentrandosi sul contemporaneo “Pulp Fiction”, la cui uscita fu rimandata di un mese proprio per evitare qualsiasi paragone con l’opera di Stone). Sotto questo punto di vista, “Natural Born Killers” vince e convince, anche per via di alcune trovate geniali come il flashback iniziale raccontato attraverso la sit-com, con le finte risate del pubblico che sottolineano le perversioni incestuose del viscido padre di Mallory. Applausi convinti, decisamente.

Ciò che invece appare fuori contesto è la presunta critica nei confronti dei mass media, una mezza forzatura messa in piedi per garantire una base concettuale al film: se è vero che Mickey e Mallory (e qualsiasi criminale, da Charles Manson in giù) rappresentano una manna dal cielo per tutti i giornalisti a caccia di scoop, ogni tentativo di intrusione mediatica all’interno della pellicola si rivela innocuo, proprio perché fagocitato da un’estetica destabilizzante, dove le immagini tramortiscono i significati (azzerandone il valore). Non c’è spazio quindi per il dibattito sempre aperto tra violenza e televisione, quando in realtà Oliver Stone ci sta letteralmente facendo affogare nel suo trip senza ritorno.
Quello del regista americano rappresenta dunque un lavoro costruito forse con troppi calcoli per lo spettatore anni novanta assetato di novità: violenza a profusione, uno stile da videoclip e un nichilismo da quattro soldi degno di un pubblico pseudo-alternativo facilmente impressionabile. Tanto rumore per nulla? No, perché a nostro avviso questo film merita più di una visione approfondita, anche solo per comprendere i suoi abbaglianti meccanismi a dir poco epilettici. Colonna sonora piena di bella gente. Però quanta presunzione.

(Paolo Chemnitz)

Ciao Paolo, ottima recensione, lucida ed analitica, che sottoscrivo in toto. A me questo film è sempre sembrato buono ma non eccezionale. Ne’ eccelso,ne’ pessimo,una via di mezzo. Di una cosa però sono sicuro,se il film lo avesse girato tarantino sarebbe stato capolavoro sicuro.
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