Orgies Of Edo

di Teruo Ishii (Giappone, 1969)

Una volta prodotto il controverso “Shogun’s Joy Of Torture” (1968), pellicola distribuita con grande successo anche in occidente, la Toei Company mandò nuovamente in orbita Teruo Ishii mettendolo nelle condizioni di realizzare una serie di opere tutte dello stesso tenore: ero guro è la parola chiave, tra torture, perversioni e una decadenza morale capace di oscillare morbosamente tra dramma e grottesco. Se in passato abbiamo già approfondito uno di questi titoli (l’affascinante “Horrors Of Malformed Men”), basta tornare indietro di qualche mese per incontrare “Orgies Of Edo”, lungometraggio diviso in tre episodi e presumibilmente ambientato durante l’epoca Genroku.
Nel primo frammento la protagonista è una donna di nome Oito (Tachibana Masumi), una bella e ingenua fanciulla ingannata da un uomo e costretta a prostituirsi per saldare un debito. Finale amaro e profondamente (melo)drammatico, nonostante la storia sia troppo superficiale per farci appassionare alle vicende della sventurata. Molto meglio la seconda parte del film, dove conosciamo un’altra donna, stavolta attratta da una varietà di individui deformi, sfigurati o fisicamente menomati: la signora si lascia possedere da questi freak rifiutandoli ed eccitandosi allo stesso tempo, mentre l’uomo innamorato di lei diventa sempre più insofferente davanti a questa situazione. Chiude il cerchio l’episodio più estremo dei tre, un classico triangolo lei-lui-lei capace di offrirci sia del grezzo sadomasochismo che una scena tra le più allucinanti viste in quel decennio, ovvero una pancia aperta in due (con una katana!) dalla quale viene estratto un neonato-bambolotto piangente. Tra il raccapricciante e il ridicolo, però tanto di cappello all’artigiano Ishii.
“Orgies Of Edo” si conclude dunque senza lasciare grandissimi ricordi, alternando cose buone ad altre buttate nella mischia un po’ a caso, giusto per alzare oltre il dovuto l’asticella della crudeltà. Bisogna tuttavia rimarcare l’unicità di questa corrente nipponica priva di qualsiasi freno morale o inibitorio: tra i fotogrammi di “Orgies Of Edo” è infatti presente una misoginia strisciante che mette davvero paura, così come la caratterizzazione viscida e ripugnante di alcuni personaggi, un orrore ben più grande della violenza stessa rappresentata sullo schermo.
Con questa pellicola Teruo Ishii anticipa il delirio (sicuramente più riuscito) del succitato “Horrors Of Malformed Men”, un lavoro dove il riferimento letterario (Edogawa Rampo) garantisce degli squarci surreali degni del miglior cinema visionario. Al contrario, qui restiamo con i piedi per terra (al massimo pendono da qualche corda!), con una suddivisione in episodi incapace di offrire allo spettatore quella coerenza narrativa richiesta: ecco perché bisogna accontentarsi delle singole tragedie, delle terribili punizioni e della follia trasversale che sembra impossessarsi di questi individui. Comunque un film malato, da vedere almeno una volta.

(Paolo Chemnitz)

One thought on “Orgies Of Edo

  1. Eppero bisogna ammettere che ci son scene fatte proprio bene, visivamente molto affascinanti, la coppia che cammina e parla dove ci son tutti gli striscioni, la donna ricoperta d’oro e poi nella stanza con gli specchi…

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