Anonymous Animals

di Baptiste Rouveure (Francia, 2020)

Arriva dalla Francia uno degli horror più originali e inquietanti di questo 2020, “Anonymous Animals” (“Les Animaux Anonymes”), un’opera che non si dimentica facilmente e che ci permette ancora una volta di riflettere sulle bassezze della (nostra) natura umana. Per ottenere questo risultato, Baptiste Rouveure (regista e sceneggiatore) ha completamente ribaltato il ruolo tra uomini e animali, utilizzando per questi ultimi alcuni attori con delle maschere antropomorfe: la metafora è dunque servita su un piatto d’argento, attraverso un didascalismo mai così efficace e utile alla causa.
Il cielo è costantemente plumbeo e la nebbia sale all’orizzonte, ci troviamo sicuramente in autunno visti i colori delle foglie ormai adagiate per terra: la splendida fotografia di “Anonymous Animals” è già un valido biglietto da visita, al resto però ci pensano i vari protagonisti, su entrambe le sponde. Un cervo è pronto a intervenire con un fucile in mano, un cavallo sembra avere l’aria tutt’altro che amichevole, per non parlare dei cani, capaci persino di mettere in piedi un combattimento tra due uomini in catene, incitandoli uno contro l’altro (mentre il cavallo si gode lo spettacolo fumandosi una sigaretta!). Tutto molto weird, all’interno di un contesto generale che fa gelare il sangue nelle vene. Perché i francesi, quando vogliono, sanno andarci giù pesante, in questo caso non tanto con scene più o meno esplicite ma con la raccapricciante idea di fondo dello scambio di ruolo. Non poteva mancare dunque il mattatoio, luogo simbolo di tante carneficine e stavolta prigione senza via di fuga per un gruppo di malcapitati (ovviamente umani) destinati al macello.
Il messaggio animalista è chiaro e tondo (che vi piaccia o no), “Anonymous Animals” va però interpretato andando oltre queste coordinate incentrate sulla solita diatriba tra vegani e onnivori. Perché al di là delle disquisizioni culinarie su cosa sia giusto o meno mangiare, il film pone all’attenzione di tutti noi la cattiveria gratuita con la quale alcuni esseri umani trattano quotidianamente gli animali. Un sadismo che in “Anonymous Animals” torna indietro come un boomerang, decretando inesorabilmente la meschinità di molti comportamenti che ci rendono protagonisti nel rapporto giornaliero con le bestie.
La pellicola è molto breve (dura poco più di un’ora) ed è priva di dialoghi, una scelta sicuramente ermetica ma alquanto coraggiosa, capace di mettere in risalto il sonoro e soprattutto i versi dei carnefici e i gemiti (o le urla) delle vittime. Questo silenzio assordante fa male più di ogni altra cosa, perché nel cuore di questa natura incontaminata si consuma una delle vendette più surreali viste di recente nel cinema horror. Un film che senza dubbio farà parlare di sé, prenotatevi dunque il posto perché a breve “Anonymous Animals” passerà sugli schermi friulani del Be Afraid Horror Fest e in contemporanea su Mymovies.

(Paolo Chemnitz)

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