Rovine

di Carter Smith (Stati Uniti/Germania/Australia, 2008)

Rispetto ad alcune pellicole più o meno contemporanee nelle quali la location esotica diventa una trappola senza vie di uscita (pensiamo a titoli come “Bordeland” o “Turistas”), questo “Rovine” ha una marcia in più. Scott B. Smith adatta il suo omonimo romanzo trasformandolo in uno script tutto sommato semplice e lineare, manna dal cielo per un regista all’esordio come Carter Smith (lui con la mdp non fa nulla di speciale, ma ha la fortuna di poter contare su una squadra vincente che lavora al massimo delle potenzialità).
Come nel succitato “Borderland”, anche questa volta finiamo in Messico, dove il solito gruppetto di bambocci americani in vacanza dedica intere giornate al sole e alla piscina, senza pensare ad altro: diventa anche abbastanza sorprendente il fatto che questi protagonisti accettino (invitati da un turista tedesco) di partecipare a un’escursione archeologica per visitare un’antica piramide Maya, un sito nascosto all’interno di una foresta impenetrabile. Non si tratta però di una gita come tante altre, perché raggiungere quel posto è già un’avventura. Tuttavia il peggio deve ancora arrivare, visto che i ragazzi sono costretti ad accamparsi in cima alla piramide, pena una morte certa (attorno al luogo sacro si sono posizionati degli indigeni pronti ad ammazzare chiunque tenti la fuga). Così, dopo una prima parte sufficiente ma per nulla entusiasmante, atterriamo in una seconda metà del film dove la tensione si può tagliare con il coltello, merito soprattutto di alcune situazioni estreme che il regista ci sbatte in faccia senza fare complimenti.
“Rovine” (“The Ruins”) è un classico survival movie baciato finalmente dalla fantasia: se infatti alcune sequenze sono a dir poco impressionanti (quella dell’amputazione può contare su degli ottimi effetti speciali), ci sono delle particolarità che non passano inosservate, come ad esempio l’orribile pianta rampicante che penetra sotto la pelle di Stacy, una delle povere malcapitate. Curiosamente molte scene di violenza nascono proprio tra questi giovani, ingenui ma anche disperati nel tentativo di aiutarsi a vicenda (“the police, our parents, the greeks, somebody. Somebody is going to find us. We just have to be alive when they do”, impresa non facile).
Carter Smith si affida a un manipolo di bravi attori (non capita spesso in questi horror da cazzeggio) e sfrutta al meglio l’ottima ricostruzione paesaggistica (l’opera è stata girata in Australia, non in Messico). Tolte quindi le solite forzature e qualche inesorabile banalità, a fine visione possiamo ritenerci soddisfatti, perché “Rovine” riesce a osare nella sua imprevedibilità e in certe immagini piuttosto disturbanti. Da riscoprire.

(Paolo Chemnitz)

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...