La Morte Corre Incontro A Jessica

di John Hancock (Stati Uniti, 1971)

La carriera di John Hancock non ha mai compiuto il fatidico salto di qualità, anche se era partita sotto i migliori auspici. La doppietta iniziale lasciava infatti presagire grandi cose: prima un cortometraggio (“Sticky My Fingers… Fleet My Feet”) candidato agli Oscar nel 1970, poi un horror psicologico (il titolo originale è “Let’s Scare Jessica To Death”) uscito nel 1971 e ancora oggi piuttosto sottovalutato rispetto a molti altri prodotti dell’epoca. Questo esordio sulla lunga distanza merita davvero una riscoperta definitiva, meglio se in lingua originale, considerando un doppiaggio italiano purtroppo mediocre.
Jessica (Zohra Lampert) è appena uscita dopo sei mesi da una clinica psichiatrica e per ricominciare a vivere decide di trasferirsi in una vecchia casa di campagna con il marito Duncan. Con loro c’è anche l’amico Woody. Una volta sul posto i tre si imbattono nella giovane Emily, un’intrusa convinta che quella dimora fosse abbandonata: Emily tuttavia viene invitata a restare col gruppo, mentre cominciano a manifestarsi strane apparizioni e si scopre che nel laghetto adiacente una ragazza di nome Abigail morì annegata. La sanità mentale di Jessica torna così a vacillare, anche perché gli eventi prendono una piega a dir poco raccapricciante.
Il cimitero, la casetta isolata, l’inquietante mistero del lago e tanto altro, un film come “La Morte Corre Incontro A Jessica” andrebbe visto soltanto per le sue atmosfere spettrali, crepuscolari e malaticce, all’interno di un contesto post-sessantottino che emerge attraverso piccoli ma significativi indizi lasciati dal regista. La prova di Zohra Lambert è assolutamente straniante, un affondo psicologico capace di far emergere i più inquietanti sospetti sugli eventi accaduti realmente in quel luogo. L’ambiguità latente del film (che esplode nel finale) ci permette dunque di restare sempre con gli occhi incollati sullo schermo, al di là di qualche inevitabile rallentamento e di qualche dialogo scritto con i piedi. Da sottolineare anche la particolare colonna sonora, un cupo tessuto di synth minimali perfettamente in linea con le plumbee suggestioni dell’opera.
La forte carica drammatica presente in “La Morte Corre Incontro A Jessica” genera un’ansia sempre più palpabile: Jessica vive questa nevrosi personale a contatto con un paesaggio a tratti minaccioso, una natura ancestrale la cui essenza riesce a penetrare fin sotto la pelle. “Don’t you believe in spirits? Nothing’s ever completely dead” è un monito a non trascurare il fascino e gli orrori di questa pellicola veramente creepy. Uno dei film preferiti di Stephen King, per chi non lo sapesse.

(Paolo Chemnitz)

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