Paganini Horror

di Luigi Cozzi (Italia, 1989)

“Paganini Horror” doveva essere un’opera ben diversa da quella che conosciamo: prima di tutto era stata concepita per sfruttare l’eventuale successo del progetto di Klaus Kinski denominato “Kinski Paganini” (1989), un’ipotesi che si rivelò ovviamente azzardata. In secondo luogo, Luigi Cozzi avrebbe dovuto girare questo film in Colombia, una scelta ostacolata da una serie di problemi insormontabili (il regista fu costretto prima a cambiare la sceneggiatura e poi a rivolgersi direttamente a un altro produttore, dopo essere stato abbandonato da Ugo Valenti). Ma parliamoci chiaro, investire sul cinema di genere in Italia alla fine degli anni ottanta era praticamente una follia. Ecco perché “Paganini Horror” si è trasformato in un prodotto di ultima fascia messo in piedi con due soldi e realizzato un po’ a Roma e un po’ a Venezia, una pellicola diventata suo malgrado un classico del trash nazionale.
Un gruppo rock è in crisi creativa, la leader Kate non riesce infatti a scrivere un pezzo decente da tanto tempo e i fan continuano ad aspettare invano: la svolta però non tarda ad arrivare, perché il batterista Daniel acquista da un losco individuo un’antica pergamena appartenuta a Niccolò Paganini, all’interno della quale è conservato uno spartito inedito che il musicista avrebbe utilizzato per vendere la sua anima al diavolo. La band decide così di cavalcare l’onda e si reca immediatamente nella vecchia casa di Paganini per girare un videoclip di taglio horror, solo che una volta sul posto, per i nostri iniziano i guai (sparizioni, uccisioni e altri strani accadimenti).
Se non fosse per qualche divertente siparietto in cui i dialoghi e la recitazione ci permettono di ridere a crepapelle (ma chi ha doppiato Kate?), “Paganini Horror” sarebbe un film noiosissimo. Avendo a disposizione il nulla o poco più, Luigi Cozzi non avrebbe potuto fare di meglio, forse anche per questo motivo di sangue ne vediamo pochissimo mentre qua e là si intravede qualche intrusione fantascientifica (le scariche elettriche, realizzate davvero in maniera elementare). Ancora peggio la fotografia, dove l’abuso dell’effetto notte si rivela a dir poco terribile in più di una scena.
All’interno di questa allucinante débâcle ci finiscono pure Daria Nicolodi e Donald Pleasence, infilati nel cast come ulteriori vittime sacrificali da mandare al macello. “Paganini Horror” è dunque un vero disastro sotto ogni punto di vista, un prodotto che passa dal ridicolo (involontario) all’osceno (volontario) in un batter d’occhio, senza alcuna scintilla capace di dare una scossa al tutto. Per giunta una rock band così sfigata non si vedeva da tempo, quattro pippe al sugo di primissima qualità da non perdere assolutamente durante gli scatti di isteria e di nervosismo, quando la recitazione assume dei connotati surreali da tramandare ai posteri. Benvenuti nella serie zeta del cinema bis tricolore.

(Paolo Chemnitz)

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