
di Sheldon Renan (Stati Uniti, 1981)
A cavallo tra i 70s e gli 80s gli Stati Uniti hanno vissuto una drammatica stagione legata alla criminalità (“while you watched this movie, five of us were murdered”), il risultato di enormi disparità sociali e razziali che ovviamente si sommavano alla libera diffusione delle armi da fuoco. “The Killing Of America” è uno shockumentary riesumato in tempi recenti dalla Severin Films, un prodotto capace di ripercorrere una serie di tappe precedenti al 1981 (partendo dal tragico omicidio di JFK avvenuto a Dallas nel 1963), praticamente una storia della violenza a stelle e strisce capace di competere con il più infame dei mondo movie. Qui però nessuna situazione è stata ricostruita o manipolata, poiché tutto è vero.
Questo declino dell’America ci viene raccontato passo dopo passo da una superba voce fuoricampo (quella di Chuck Riley), una guida che ci catapulta dentro un panorama a dir poco desolante, tra rivolte urbane, sparatorie, rapine, suicidi, guerre (il Vietnam) e persino serial killer: immagini disturbanti mostrate senza alcuna censura dal regista Sheldon Renan, il cui lavoro si dimostra perfetto grazie anche all’apporto non trascurabile di Leonard Schrader (fratello del più celebre Paul, qui impegnato nello script). Così, mentre le strade delle città diventano un campo di battaglia, gli obitori pullulano di cadaveri, dopotutto da quelle parti premere un grilletto è sempre stata una delle azioni più facili da compiere.
Il sogno americano (“big cars, big houses, big everything”) è solo un lontano ricordo, perché gli USA hanno sempre continuato ad accumulare contrasti insanabili generazione dopo generazione: parliamo di una società da cui sono usciti fuori personaggi controversi come Charles Manson o assassini seriali come Ted Bundy (il film si occupa brevemente di entrambi), senza dimenticare un numero infinito di stragi e massacri che ancora oggi insanguinano piazze, scuole o campus universitari. Michael Moore è sicuramente partito da qui, solo che al confronto i suoi doc diventano innocui, acqua fresca potabile da chiunque.
Anche se oggi non è difficile incappare in qualche filmato shock diffuso in rete, “The Killing Of America” resta una pellicola fortemente attuale, la fotografia di una realtà che si è evoluta tecnologicamente ma non culturalmente: osservare un corpo crivellato di colpi o un uomo ucciso a sangue freddo non è un compito affatto semplice, soprattutto per le riflessioni postume che scaturiscono da queste drammatiche immagini. Una barbarie senza fine che nell’opera si esaurisce in maniera beffarda con la morte di John Lennon, un fervente pacifista finito anch’egli riempito di piombo. “The Killing Of America” è una visione essenziale sparita dai radar per troppi anni, una testimonianza seria e mai sopra le righe incentrata sullo stato leader del mondo occidentale (gli USA o se preferite, “the land of one million murders”). Un documentario duro, avvincente, fondamentale.

(Paolo Chemnitz)
