Over Your Dead Body

di Takashi Miike (Giappone/Francia/Cina, 2014)

Durante la scorsa decade l’eclettico Takashi Miike ha spaziato come al solito in lungo e in largo (soprattutto per quanto riguarda gli adattamenti di manga o di romanzi), alternando degli ottimi film ad altri meno ispirati. L’importante è che Miike lavori sempre piena libertà, perché mettergli il bavaglio significa anche limitare di molto il suo genio e la sua sregolatezza. Tra le pellicole che ci sono piaciute, non avevamo ancora parlato di questo “Over Your Dead Body”, un parziale ritorno all’horror e alle atmosfere più cupe che avevano contraddistinto il suo cult “Imprint” (2006).
Con l’opera in esame il regista nipponico traspone un pilastro della cultura giapponese, lo Yotsuya Kaidan, una storia di tradimento, omicidio e vendetta spettrale già imprescindibile per il teatro kabuki e in passato adattata da un’infinita serie di lungometraggi (oltre una trentina), tra cui è importante ricordare “Tôkaidô Yotsuya Kaidan” del 1959. Lo sviluppo del film si muove su due piani differenti: un primo teatrale (con gli attori che mettono in scena proprio questo dramma) e un secondo reale, perché gli stessi protagonisti a un certo punto si ritrovano a vivere la medesima situazione recitata nel mondo della finzione. Un binomio complesso ma intrigante, per un triangolo morboso lei-lui-lei che ovviamente trascina la storia negli abissi più profondi della disperazione, con Miike che non tarda a trasformarsi nel cineasta estremo che conosciamo (la sequenza del tentativo di aborto dà il via a un’ultima parte dell’opera oscura e deviata).
Attraverso l’espediente di cui sopra, “Over Your Dead Body” amplifica in maniera esponenziale i significati di questa avvincente ghost story, rendendoli ancora più vivi in un presente urbano pieno di incognite: durante la visione della pellicola restiamo quindi piacevolmente confusi da questo continuo rimescolarsi delle carte, una trappola in cui l’ossessione prende la forma del rancore, trascinando questi individui verso una sola e inevitabile conclusione. Più che applaudire il cast (discreto) o la regia stessa di Miike (tutto sommato buona), “Over Your Dead Body” merita un’ovazione per le sue scenografie mozzafiato, un tuffo all’interno di una fiaba dark ambientata nel Giappone del passato. Una peculiarità capace di trasportarci dentro un’altra dimensione, in un luogo dove il regista può fare il bello e il cattivo tempo grazie alla sua fantasia e al suo spirito sempre innovativo.
Conoscere lo Yotsuya Kaidan può aiutare ad apprezzare ancora meglio “Over Your Dead Body”, ma siamo convinti che una volta capito il meccanismo del film, non ci siano più segreti da nascondere: il risultato è una trasposizione tra le più originali mai viste sullo schermo, oltre che uno dei migliori lungometraggi realizzati da Miike nel corso degli anni dieci. Una collisione cinema-realtà-teatro veramente ingegnosa.

(Paolo Chemnitz)

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