V/H/S/2

di Registi Vari (Stati Uniti/Canada/Indonesia, 2013)

Diciamolo una volta per tutte: gli horror a episodi raramente appassionano ma soprattutto difficilmente riescono a mantenersi su livelli di alta qualità. Ci sono però le (poche) eccezioni che confermano la regola, così senza andare troppo indietro nel tempo, abbiamo rispolverato il miglior film di questa trilogia tutto sommato apprezzabile, “V/H/S/2”, un passo avanti rispetto al primo discreto capitolo del 2012 e almeno due-tre spanne sopra in confronto al deludente “V/H/S/ Viral” del 2014.
I registi chiamati a dirigere l’opera li conosciamo abbastanza bene, anche se la baracca la tiene in piedi lo sceneggiatore Simon Barrett, qui impegnato dietro la mdp nel segmento che fa da collante per tutti gli altri (una coppia di investigatori chiamata a indagare sulla scomparsa di un ragazzino scopre delle misteriose videocassette, le quali contengono le quattro allucinanti storie che compongono la pellicola). Adam Wingard (“A Horrible Way To Die”, “You’re Next” e non solo) ci racconta di un uomo a cui è stato impiantato un occhio artificiale: si tratta di un esperimento che comporta dei terribili effetti collaterali, in quanto il protagonista si ritrova circondato da presenze destinate a sconvolgere la sua nottata. Eduardo Sánchez (“The Blair Witch Project”) ci porta invece a spasso in un parco, dove un ciclista con una telecamera fissata sopra il suo casco si ritrova suo malgrado trasformato in uno zombi. Un episodio alquanto sanguinoso e divertente, soprattutto quando il malcapitato finisce per creare scompiglio durante una festa di compleanno.
Con l’indonesiano Timo Tjahjanto (“Macabre”,Killers”, “Headshot”, “The Night Comes For Us”) – affiancato dal regista dei due “The Raid” Gareth Evans – l’opera raggiunge il suo stato di grazia: è un segmento davvero disturbante quello in cui ci imbattiamo, perché qui lo splatter più ferale si somma ad alcune scene dall’impatto assicurato (il suicidio di massa è cult), all’interno di un contesto veramente cupo come quello di una setta religiosa composta da folli individui. La chiusura è affidata al bravo Jason Eisener (“Treevenge”, “Hobo With A Shotgun”), stavolta alle prese con uno sci-fi horror incentrato sul più classico dei rapimenti alieni. A farne le spese sono un gruppo di ragazzini lasciati soli dai loro genitori e impegnati in un festino dentro casa. Riprese come sempre da mal di mare, ma il risultato è assicurato.
Pur non raggiungendo i livelli di “Southbound” (2015), a nostro avviso il più avvincente horror a episodi della scorsa decade, “V/H/S/2” non delude affatto le aspettative, mettendo in fila una serie di cortometraggi di qualità medio-alta, praticamente un piccolo miracolo capace di consegnarci una pellicola senza particolari cadute di tono. Intrattenimento assicurato, apritevi una birra e sarà ancora tutto più bello.

(Paolo Chemnitz)

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