Executive Koala

executive koaladi Minoru Kawasaki (Giappone, 2005)

Per tutti gli amanti delle giapponesate weird, il nome di Minoru Kawasaki è sicuramente tra i più gettonati, anche solo per la doppietta “The Calamari Wrestler” (2004) ed “Executive Koala” (2005), opere piuttosto conosciute tra gli appassionati. Kawasaki è cresciuto a Tokyo attraverso l’immaginario dei kaiju eiga (Godzilla e dintorni) e delle serie televisive tipo “Ultraman”, un background che ovviamente ritroviamo nelle sue pellicole, pur con delle interessanti anomalie.
Oggi esaminiamo questo “Executive Koala”, un lavoro di neppure novanta minuti in cui il protagonista (Tamura) è una creatura antropomorfa con il corpo da uomo e la testa da koala (una maschera che ricorda parecchio quella da topo del musicista Deadmau5). C’è tuttavia una peculiarità che distingue questo personaggio da altre strambe creature viste in passato sullo schermo, egli infatti è un individuo assolutamente normale agli occhi degli altri. Nessuno si stupisce della sua diversità (oltre a lui, incontriamo anche un dirigente d’azienda coniglio e un commesso rana!), nonostante Tamura sia seguito con sospetto dalla polizia (la ex moglie è da tempo sparita e la sua attuale fidanzata è stata brutalmente assassinata). Con un’accusa pesante sulle spalle e un lavoro impegnativo da portare a termine, per il nostro tenero koala ha inizio un lungo calvario che ci conduce per mano fino alla conclusione degli eventi.
Per certi versi Minoru Kawasaki ci prende un po’ per il culo, dopotutto avremmo potuto seguire le vicende di Tamura anche al di là delle sue sembianze animalesche: forse il regista ha voluto sottolineare l’unicità di questo personaggio (i koala sono a rischio estinzione), un uomo sensibile finito sotto il fuoco incrociato del business e del dramma amoroso. Dietro questo possibile simbolismo c’è però una storia che alla resa dei conti mostra alcune inevitabili smagliature, senza contare le orribili coreografie e una recitazione a dir poco approssimativa. A prescindere da ciò, “Executive Koala” ha i suoi lampi degni di un folle cartoon, come nella scena del processo (un musical fuori di testa) o negli affondi visionari che ci fanno immergere nelle turbe psicologiche del protagonista, piccole prerogative che riescono a dare un senso (quasi) compiuto alla pellicola.
Più o meno siamo sugli stessi livelli di “The Calamari Wrestler”, anche se è importante ribadire quanto a Minoru Kawasaki manchino quei colpi di genio riscontrabili ad esempio nelle opere di Hitoshi Matsumoto: “Executive Koala” è dunque indicato soltanto ai die-hard fans del Giappone weirdo, gli altri possono tranquillamente passare oltre.

3

(Paolo Chemnitz)

executive k

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