Interrogation

interrogationdi Ryszard Bugajski (Polonia, 1989)

“Interrogation” (“Przesłuchanie”) è stato girato da Ryszard Bugajski nel 1982 ma è uscito in via ufficiale soltanto nel 1989, dopo il crollo del blocco sovietico. Nel frattempo il regista era emigrato in Canada, portando con sé alcune copie del film che già nel corso degli anni ottanta stavano dunque circolando silenziosamente. I semi sono stati poi raccolti nel 1990, con la vittoria a Cannes dell’attrice protagonista Krystyna Janda, davvero enorme durante queste due ore scarse ad alta intensità emotiva.
Il percorso di Ryszard Bugajski è stato simile a quello di tanti altri cineasti polacchi osteggiati dal regime, una lotta continua contro l’oppressione politica che in Bugajski non aveva neppure bisogno di ricorrere a simboli o metafore. Ecco perché “Interrogation” è stato immediatamente bandito dal governo polacco: qui non ci sono scappatoie o vie di fuga, la storia infatti è quella di una donna un po’ frivola e impertinente che viene sbattuta dentro un carcere senza alcuna accusa a suo carico (Tonia Dziwisz, questo il suo nome, viene fatta ubriacare a tradimento per poi essere condotta dietro lo sbarre). Da questo momento in poi la pellicola diventa volutamente claustrofobica, un prison movie tutto al femminile che però non ha nulla a che spartire con le derive exploitation a noi tanto care, sprofondando invece nel dramma storico e politico più allucinante. Gli interrogatori non a caso sono una farsa, poiché ogni scusa è buona per incolpare qualcuno, anche solo scavare nella vita privata di una donna accusandola di aver avuto rapporti con un uomo. Quando la tortura psicologica non basta, si passa poi a quella fisica, tra calci e altre nefandezze che si concludono con la scena delle docce (in questo caso non esce il gas come in quelle naziste, ma il regista utilizza uno strumento simile proprio per creare un parallelismo non troppo distante tra questi due regimi capaci di calpestare la dignità dell’essere umano).
interrogationblogLa prova di Krystyna Janda è stratosferica, nonostante un personaggio in apparenza sopra le righe: in verità Tonia ha tutta l’energia di una donna ribelle, al contrario delle altre detenute che sembrano vivere passivamente quella condizione. In lei c’è uno spirito indomito, una fiamma che brilla negli occhi, l’esatto opposto della rassegnazione. La critica al regime è quindi servita su un piatto d’argento, logico far incazzare a morte la censura, ma questo Ryszard Bugajski lo aveva sicuramente messo in conto.
L’opera alla lunga paga solo un certo rigido schematismo, un aspetto che ne limita in parte lo sviluppo e la potenza narrativa, quest’ultima destinata persino ad ammorbidirsi (si fa per dire) con un determinante quanto inevitabile snodo sentimentale. “Interrogation” rimane comunque un film assolutamente necessario, un dramma che ci invita a riflettere sul sadismo gratuito di alcuni soggetti capaci di contare qualcosa soltanto indossando una divisa. Comunismo o nazismo non cambia nulla, perché siamo tutti schierati apertamente con Tonia e con la sua genuina e svampita spontaneità.

4

(Paolo Chemnitz)

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