Essential Killing

essential killingdi Jerzy Skolimowski (Polonia/Norvegia, 2010)

Un’opera asciutta per non dire essenziale, che ricalca praticamente quanto già annunciato dal titolo. Forse manca qualcosa a “Essential Killing” per essere definito un film di grande spessore, ma il vecchio Jerzy Skolimowski (qui già ultrasettantenne) conosce bene le regole del gioco e riesce comunque a regalarci alti momenti di cinema: non a caso i riconoscimenti non sono mancati, gran premio della giuria a Venezia nel 2010 e Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a un credibile Vincent Gallo, il quale durante la pellicola non apre bocca.
La guerra al terrorismo è solo un pretesto per mettere in scena il più classico dei survival movie, anche perché dopo le prime immagini (girate in Israele), il combattente Mohammed viene catturato, torturato e poi spedito in qualche prigione tra le nevi polacche (a tal proposito, il regista ha scritto il film ispirandosi a un fatto di cronaca realmente accaduto nel suo paese, quando scoprì che alcuni terroristi mediorientali erano stati appena trasferiti in un carcere a due passi da casa sua). Un incidente improvviso durante la notte mette il protagonista nelle condizioni di poter fuggire, l’inizio di una caccia all’uomo in condizioni climatiche proibitive: unità cinofile, elicotteri, Mohammed è braccato e deve mimetizzarsi tra i ghiacci, cercando soprattutto di procurarsi del cibo per non morire di stenti.
Le sequenze incentrate sull’istinto di sopravvivenza del ricercato sono le più interessanti, osserviamo infatti questo fuggiasco arabo mangiarsi bacche, formiche e la corteccia di un albero, per poi avventarsi sul seno di una donna (nella scena più controversa del film) allattandosi al posto del bambino tenuto in braccio dalla povera sventurata. Un’immagine dal gusto pittorico, esattamente come quei paesaggi altamente suggestivi che ci trascinano all’interno della natura più incontaminata, dove l’essere umano può soltanto fare una rapida comparsa.
Anche se per Mohammed uccidere e ingegnarsi rappresenta l’unica possibilità di salvezza, “Essential Killing” è la tipica pellicola che apre delle parentesi senza mai chiuderle, insistendo su situazioni abbastanza cicliche che al termine della visione non offrono risposte degne di nota: l’unico limite è quindi riconducibile alla sceneggiatura, un abbozzo che tende a esaurirsi nelle azioni impulsive di un selvaggio e ripugnante Vincent Gallo, il grande mattatore di questo compendio di solitudine e disperazione. Con questo lungometraggio Jerzy Skolimowski riporta dunque il cinema dentro la sua dimensione più ancestrale e sensoriale, lasciando allo spettatore il compito di trarre delle conclusioni da tutto ciò.

3,5

(Paolo Chemnitz)

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