Antrum

antrumdi David Amito e Michael Laicini (Canada, 2018)

Non è un caso che “Antrum: The Deadliest Film Ever Made” sia finito persino su Amazon Prime Video: dietro questo mockumentary c’è infatti un’operazione di marketing studiata ad hoc, roba che non si vedeva dai tempi di “The Blair Witch Project” (1999). La pellicola in esame viene fatta passare per un’opera maledetta girata nel 1979 ma poi fatta sparire dopo alcune proiezioni finite in tragedia (una serie di vittime o di infortuni capitati a chiunque abbia avuto il coraggio di avventurarsi nella visione del film, oltre a un cinema di Budapest avvolto dalle fiamme… paura eh?).
Il preambolo ci fa il resoconto storico di queste disgrazie, fino all’avviso che dà inizio alle danze, perché di “Antrum” esiste ancora una copia e qualcuno prima o poi doveva farla saltare fuori: “nel procedere alla visione del film, lo spettatore dichiara di aver compreso tutti i temi presentati dai produttori e i potenziali pericoli che Antrum comporta. I produttori, i distributori, il cast, la crew, gli esercenti e tutti gli altri soggetti sono liberi da ogni responsabilità legata a qualunque evento occorra durante e dopo la proiezione, inclusi malessere, danni, pericolo di morte o morte. Se in disaccordo con qualunque affermazione fatta in precedenza, si è pregati di abbandonare ora la visione”. Chiaro? Una volta suggestionato a dovere lo spettatore, “Antrum” mette in mostra tutta la sua carica vintage grazie al suo formato 35mm, alla sua fotografia sgranata e alle sue immagini ovviamente graffiate. Una bella tavola apparecchiata a dovere, sulla quale bisogna solo infilarci mostri, demoni e altre orribili creature provenienti dall’aldilà, all’interno di un contesto pseudo-esoterico che scomoda una variegata collezione di simboli e sigilli.
Lo script è praticamente abbozzato e verte sui due protagonisti Nathan e Oralee, finiti in questo luogo magico dove un semplice buco nel terreno può aprire la porta per l’inferno: in realtà, dopo tali roboanti premesse, ci aspettavamo davvero il peggio da questo “Antrum”, un prodotto che invece trova qualche spunto interessante nei validi squarci visionari che lo accompagnano, una deriva oscura e metafisica che in qualche modo ripercorre tutta l’iconografia demoniaca messa in scena fin dagli albori del cinema (viene persino scomodato “L’Inferno” del 1911). Insieme al sonoro (altro aspetto fondamentale dell’opera), queste prerogative riescono a salvare la barca da un sicuro naufragio, pur non garantendo una sufficienza complessiva al prodotto.
Lo sguardo dei registi David Amito e Michael Laicini è rivolto pure a “The Ring” (1998) e all’episodio della serie Masters Of Horror “Cigarette Burns” (2005) diretto da John Carpenter, due lavori menzionati nei dialoghi che ovviamente si agganciano al discorso della pellicola maledetta capace di uccidere le persone. Insomma, tutto quello che c’è dietro “Antrum” ci sembra quasi più interessante del film stesso, uno specchietto per le allodole che può anche divertire ma fino a un certo punto. Nella speranza che la visione del suddetto non porti sfiga per davvero.

2,5

(Paolo Chemnitz)

antrum1

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