Watcher In The Attic

watcher in the atticdi Noboru Tanaka (Giappone, 1976)

Il titolo originale “Edogawa Rampo Ryôki-Kan: Yaneura No Sanposha” non lascia dubbi al riguardo, “Watcher In The Attic” è l’ennesimo film giapponese tratto da un’opera del celebre scrittore nipponico Edogawa Rampo (una lista molto lunga nella quale troviamo pellicole come “Blind Beast” di Yasuzô Masumura o “Gemini” di Shinya Tsukamoto). Da noi a malapena conosciuto con la denominazione “La Casa Delle Perversioni”, “Watcher In The Attic” è un lungometraggio di appena settantasei minuti ben incastonato nella sua epoca di provenienza, quando in Giappone imperversavano i cosiddetti pinku eiga: nel nostro caso parliamo di un (melo)dramma dai risvolti thriller ovviamente permeato da una grande carica erotica.
Ci troviamo a Tokyo, nel 1923 (un anno scelto non a caso). Saburo ha un hobby molto particolare, quello di trascorrere parte del suo tempo strisciando sopra il tetto della sua pensione per osservare da alcune fessure ciò che succede nell’appartamento sottostante. Minako, una ninfomane esibizionista che vive tra quelle mura, durante i suoi amplessi si accorge di quella presenza, iniziando una sorta di tacita relazione con il voyeurista Saburo, un rapporto morboso che condurrà entrambi in territori decisamente pericolosi. Questo crescendo di eventi si risolve con un finale catartico, capace di purificare attraverso la catastrofe tutte le vicende precedentemente accadute.
Nonostante questo film sia sempre vissuto all’ombra del contemporaneo “Ecco L’Impero Dei Sensi” (1976) di Nagisa Ôshima, ci è sembrato doveroso ripescarlo dal dimenticatoio: fin dalle prime immagini ci accorgiamo di avere a che fare con un prodotto bizzarro, dove il sesso difficilmente riesce a comunicare sensazioni positive (le sequenze con il Pierrot virano sul weird, trasmettendo un misto di eccitazione e repulsione). Al di là di un plot per buona parte ridondante, “Watcher In The Attic” trasuda crudeltà e perversione da ogni poro, motivo per il quale lo consigliamo a ogni appassionato del genere pinku. Una pellicola che ha sicuramente ispirato le future opere di un regista come Hisayasu Satô, solo per citare uno dei più controversi.
Noboru Tanaka lo ricordiamo dunque così, con il film più affascinante della sua Showa Trilogy, un trittico composto pure da “Abesada – L’Abisso Dei Sensi” (1975) e dal conclusivo “Beauty Exotic Dance: Torture!” (1977), tre lavori che andrebbero riscoperti a prescindere anche solo per la presenza della star della Nikkatsu Junko Miyashita (che qui interpreta Minako). Anni d’oro per un cinema che riusciva a coniugare in un sol colpo poesia e malsano erotismo.

3,5

(Paolo Chemnitz)

watcher in the attic1

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