di Elia Kazan (Stati Uniti, 1972)
Non bisogna confondere “The Visitors” (“I Visitatori”) con l’omonimo film del 1992 diretto da Jean-Marie Poiré, una commedia fantasy che non ha nulla a che vedere con questo dramma messo in scena da un Elia Kazan ormai a fine carriera. Parliamo del regista di “Fronte Del Porto” e di “Un Tram Chiamato Desiderio”, due pellicole (tra le tante) che hanno permesso a Kazan di entrare nell’olimpo dei grandi di Hollywood, nonostante alcune controversie legate alla sua adesione al maccartismo (un tradimento che in molti non gli hanno mai perdonato).
“The Visitors” è uno slow burn thriller realizzato con un budget molto risicato e ambientato in una sola location, una fattoria sperduta tra le nevi del Connecticut dove Bill Schmidt (James Woods qui è all’esordio), la sua compagna Martha, il loro figlioletto e il padre di lei vivono in relativa pace e tranquillità. Durante una domenica, due uomini (Mike e Tony) bussano alla porta, si tratta di due ex commilitoni del protagonista che con lui avevano condiviso lo stesso plotone nel corso della guerra del Vietnam. Il motivo della visita è poco rassicurante, in quanto col trascorrere dei minuti scopriamo che Bill all’epoca aveva denunciato Mike e Tony, poiché colpevoli di aver stuprato e ucciso una donna. I due così, usciti dal carcere, hanno dei conti in sospeso con quel padre di famiglia.
Elia Kazan punta quasi tutto sui dialoghi (molto fitti e mai banali) e sulla tensione che lentamente avvolge i vari personaggi del film, una tensione anche sessuale (tra Mike e Martha) che culmina nella scena più celebre dell’opera. Purtroppo con un budget di poco conto, il regista di origini turche fa di necessità virtù, allungando il brodo oltremisura soprattutto nella meno convincente parte centrale, unico neo di una pellicola che riesce comunque a difendersi bene, mettendo a fuoco il tema della legge del più forte (la sequenza con i cani) e le subdole conseguenze psicologiche della guerra (“The Visitors” è il primo lungometraggio in cui vediamo in azione due veterani del Vietnam). Un realismo che diventa persino agghiacciante quando a parlare è il suocero di Bill, probabilmente la figura più interessante dell’intera vicenda.
Se alcune suggestioni del film possono riportare in mente “Cane Di Paglia” (1972) di Sam Peckinpah, è innegabile che Elia Kazan anticipa con una certa intraprendenza il futuro “Vittime Di Guerra” (1989) di Brian De Palma, senza dimenticare l’aspetto di taglio home-invasion che rivedremo anni più tardi in “Funny Games” (1997) e in molte altre opere dal simile approccio. Ovviamente non stiamo parlando del miglior Kazan, ma “The Visitors” ha dalla sua un’atmosfera pregna di nervosismo e ambiguità, due prerogative che lo rendono sicuramente appetibile per gli appassionati del genere.
(Paolo Chemnitz)
⭐⭐⭐⭐⭐
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